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Nel puzzle Forza Italia mancano le tessere

Un altro capitolo (tutto da sbrogliare) nell'eterna diatriba Marini - Battistoni

Giulio Marini con il leader Silvio Berlusconi

Giulio Marini con il leader Silvio Berlusconi

A Forza Italia son sparite le tessere. Di per sè la questione non sarebbe neanche una gran notizia, basti pensare che, dalle circa ventimila di una quindicina di anni fa nella Tuscia, ormai nell’ultima campagna di tesseramento azzurro alla fine del 2014 si è passati a raccogliere, e a fatica, più o meno un migliaio di adesioni al partito di Berlusconi. Piaga nazionale di un movimento che è andato disgregandosi nel tempo, si dirà, e che si è spaccato in mille pezzi. Più o meno come a Viterbo, dove la questione tessere azzurre ora sembra tingersi però di giallo: secondo alcune indiscrezioni, infatti, da qualche tempo a questa parte le tessere facenti riferimento alla corrente di Giulio Marini e Claudio Maria Ubertini, contrapposta a quella guidata da Francesco Battistoni (la guerra fratricida dura da anni ed è tutt’altro che sopita), non risulterebbero più tra quelle inserite negli elenchi del partito. Le verifiche nelle sedi competenti sarebbero già state attivate. Che si tratti solo di un mero errore di conteggio? O forse di una precisa strategia pre-congressuale, se mai si faranno davvero i congressi in Forza Italia, attuata dopo la nomina di Giovanni Maria Arena a coordinatore viterbese di FI? Nomina ottenuta grazie al legame di Arena stesso con Battistoni e di quest’ultimo con Antonio Tajani, il potente eurodeputato ancora vero dominus del partito romano e laziale.

Il giallo delle tessere sembra un’altra puntata della guerra intestina di FI, partito frantumato in diverse fazioni contrapposte e ormai alle prese con l’incapacità di ritrovare l’unità. Che dietro le recenti schermaglie mediatiche tra Ubertini, ex commissario provinciale vicino all’ex sindaco e parlamentare Marini, e Arena, attuale coordinatore viterbese in quota Battistoni, ci sia anche la vicenda tessere scomparse è altamente probabile. Tuttavia, questo non sarebbe l’unico motivo di attrito tra gli azzurri che un tempo si erano tanto amati, o per lo meno non il principale: la rinvigorita querelle tra gli esponenti viterbesi va letta anche in chiave futura.

Marini e Battistoni qualche anno fa, quando filavano d'amore e d'accordo

Marini e Battistoni qualche anno fa, quando filavano d’amore e d’accordo

Precorrendo i tempi, gli azzurri, tutti, sono infatti proiettati già su Palazzo dei Priori, sul possibile candidato sindaco del centrodestra da opporre nel 2018 (o forse prima?) a un Michelini bis o a chi succederà all’attuale primo cittadino alla guida del centrosinistra. Arena, magari a capo di una formazione civica stavolta, aspira a questa investitura da tempi immemori (già dall’epoca delle dimissioni anticipate di Giancarlo Gabbianelli, nel 2008), in questa occasione non intenderebbe fare un passo indietro e godrebbe pure dell’appoggio di Battistoni/Tajani e di quella parte di apparato romano del partito che ancora risponde all’eurodeputato e che ha sempre imposto le candidature dall’alto. Di esempi in tal senso non mancano, se si ripercorrono gli ultimi vent’anni di storia di FI nella Tuscia. Dall’altra parte, Marini e Ubertini, che su Viterbo possono ancora contare su una discreta fetta dell’ormai ridotto seguito di Forza Italia, in veste di consiglieri di opposizione in Comune non intendono fare concessioni ai rivali e difficilmente accetteranno la candidatura di Arena senza colpo ferire.

Pensare che possano essere i passaggi congressuali, se mai si terranno davvero, a superare le divisioni interne degli azzurri viterbesi, arroccati da troppo tempo ognuno sulle proprie posizioni, allo stato attuale sembra un miraggio, soprattutto se prima non si verrà a capo della questione tessere. La guerra di trincea in Forza Italia è appena ricominciata.

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