C’era una volta una particolare categoria dello spirito che si definiva degli “expottimisti”, cioè gli ottimisti per e su Expo2015. Si era allora alla vigilia dell’inaugurazione della grande esposizione universale di Milano (aperta il primo maggio scorso), quando le previsioni sul suo esito erano, quando andava bene, caute (“Forse ci andiamo pari”), e quando andava male apocalittiche (“Vedrete, sarà un fallimento, non ci andrà nessuno”). Oggi, cinque mesi esatti dopo, e a ventincinque giorni dalla chiusura dei cancelli (il 31 ottobre) stanno vincendo, hanno vinto, gli expottimisti. Perché Expo è un successo di dimensione planetaria.
Oltre tre milioni di visitatori ad agosto, quando pure ci sarebbe di meglio da fare (mare, mare, mare). Forse di più a settembre, coi dati che stanno per essere resi noti. Lunghe code ai tornelli d’ingresso e poi per accedere ai singoli padiglioni (si parla di ore d’attesa). Giornate da bollino rosso come il venerdì e il sabato, in cui si sfiora il limite massimo consentito di accessi: 250mila. Simpatici spot pubblicitari che promuovono, anche in televisione, speciali biglietti per evitare la fila ai varchi. Consigli e dirette su quali padiglioni sia più comodo (e rapido) visitare invece di finire intruppati in ingorghi infernali. Gite scolastiche provenienti da tutta Italia. Presi d’assalto anche i (tantissimi) ristoranti all’interno del sito.
E ottobre si sta rivelando ancora più frequentato, perché il conto alla rovescia verso la chiusura è iniziato e chi non ha ancora avuto la possibilità di visitare Expo non vuole restare col cerino in mano.
Meglio per la Tuscia, meglio per Viterbo. Che ad Expo può vantare una rappresentanza permanente sin dalla sua apertura, quella Macchina di Santa Rosa che si trova nel giardino di Eataly e che “è l’unico monumento italiano presente all’esposizione” (Vittorio Sgarbi). E che nei prossimi giorni tornerà ad essere protagonista sul palcoscenico meneghino. I giorni da tenere d’occhio sono il 9 e il 10 ottobre, quando la Regione Lazio ha invitato al padiglione Italia tutte quelle realtà laziali che si sono aggiudicate un bando per Expo. E dunque ci sarà il Menù dei papi – Mangiare dei pellegrini, bando aggiudicato da Caffeina e che ha coinvolto una trentina di ristoratori e produttori agricoli della provincia, ma anche Acquapendente con le sue Città invisibili, e l’Università, con Tuscia food valley. Previsti a margine anche eventi collaterali, tipo l’esibizione degli sbandieratori viterbesi: perché si sa, un po’ di folclore non guasta mai.
Non solo. Sabato 10 toccherà ad un altro progetto made in Tuscia (in realtà la paternità è condivisa anche con la vicina Orvieto): quell’Experience Etruria che verrà portato dal ministro dell’Agricoltura Martina ad Expo per le idee, la manifestazione preparatoria di Expo e alla quale è affidata anche l’eredità della stessa kermesse. In questo caso, il progetto storico-culturale-ambientale ideato dai Comuni di Viterbo e Orvieto e che vede coinvolte altre 19 amministrazioni tra Lazio, Toscana e Umbria, sarà citato come esempio concreto dello spirito di Expo. Alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi, e di altre centinaia di migliaia di persone. E scusate se è poco.
E oggi, in attesa della trasferta meneghina, Experience Etruria torna alla ribalta con ben tre conferenze stampa in un giorno: si comincia stamattina al PalaExpo di Viterbo (11.30), al Comune di Orvieto (ore 15) e poi a quello di Chiusi (ore 17). Obiettivo: spiegare cosa è stato fatto finora con il progetto e gli sviluppo futuri,