La filiera della legalità. La felice espressione è stata coniata dal sindaco Michelini in occasione dell’incontro con il procuratore Caselli (in quella splendida struttura che è diventata l’ex mattatoio a Valle Faul) nella quale il tema era più strettamente legato ai temi dell’Expo: “nutrire la legalità”. E la costatazione che ci sia bisogno di una lotta ferrea alla corruzione dilagante deriva non solo dai dati annunciati dall’ex capo dell’Antimafia (330 miliardi l’anno in fumo per evasione fiscale, attività della criminalità organizzata e via discorrendo), ma anche dal recentissimo rapporto Eures nel quale si segnala che anche la Tuscia è tutt’altro che esente da questi fenomeni criminogeni, come il resto del Lazio e dell’Italia intera. La cronaca, purtroppo quotidiana, di fatti e fattacci non risparmia nessuno anche se qualche isola felice ancora resiste.
La vera questione è che i fenomeni sono così diffusi che ormai non ci si fa ormai più caso. Quasi sempre in prima linea i pubblici amministratori, ma anche dirigenti e funzionari della macchina statale e degli enti locali non sono da meno. Il malaffare alligna e si fortifica soprattutto dove circolano i soldi di tutti noi cittadini. Comunque, le generalizzazioni del tipo “tutti i politici rubano” sono sbagliate e fuorvianti: non è così, per fortuna.
Ma c’è una domanda che tutti noi dovremmo porci almeno 4-5 volte al giorno, se non di più. Che cosa fanno nella quotidianeità i cittadini che si definiscono onesti (e in larga misura lo sono davvero) per porre un freno? Qui non si parla di tasse non pagate o di mazzette incassate o di favori richiesti o concessi: perché sono faccende che hanno risvolti penali e che vanno perseguite con assoluto vigore da parte di forze dell’ordine e magistratura. No, qui si parla di piccole cose che in molti casi non comportano sanzioni di alcun genere, ma che rappresentano un marchio di inciviltà e di ineducazione che noi italiani ci portiamo dietro. Lasciare l’auto in doppia fila per andare a prendere il caffè, sostare nei posti riservati ai disabili, cercare di sgamare la fila al supermercato per risparmiare qualche minuto, non fare o non farsi rilasciare lo scontrino o la ricevuta fiscale. Piccoli esempi (ma se ne potrebbero fare tantissimi altri) di vicende che accadono spessissimo e delle quali a torto nemmeno ci stupiamo più, se non quando ci toccano direttamente. Inutile lamentarsi delle contraffazioni se poi acquistiamo prodotti di dubbia provenienza agli angoli delle strade o sulle spiagge: basta semplicemente non farlo e così non si alimentano circuiti illegali o comunque non ufficiali.
Dobbiamo essere noi i primi a mettere carburante onesto nei circuito della legalità. Altrimenti ci si continuerà a riempire la bocca di belle parole e buoni propositi, ma non cambierà mai nulla. “Lo Stato siamo noi” era intitolato il libro di educazione civica che qualche anno fa ancora si studiava a scuola. Purtroppo, un insegnamento così fondamentale lo abbiamo dimenticato e sotterrato. Tanto la colpa delle cose che non vanno, delle illegalità grandi e piccole, delle inciviltà, del malcostume, della corruzione ad ogni livello, è sempre degli altri. Faccenda davvero brutta…
Buona domenica, comunque.