Un passo alla volta. E ancora uno. E vedrai che prima o poi si arriva al traguardo. Rieccolo, il fronte del no. Pronto a scendere in piazza. Anzi, a salire sul monte. E a manifestare. A contestare ciò che non va. E non così, per partito preso. Poiché del fronte fanno parte pure i guastafeste per natura. No, qui in ballo c’è il destino di un’intera area. Qui si rischia di rovinare in eterno il lago di Bolsena e le sue prossimità. Qui si ragiona sul futuro dei figli e dei nipoti.
E non a caso pure la scrittrice Susanna Tamaro si era espressa sulla vicenda, nemmeno un mese addietro. Attraverso le pesanti colonne del Corriere della Sera la triestina aveva chiarito, e senza giraci intorno manco troppo, che “è meglio una gallina domani, piuttosto che un uovo oggi”.
Lei, una mezza dozzina di comitati, diverse istituzioni, e numerosi altri non-immatricolabili. Tutti uniti. Tutti contro questo benedetto (o maledetto, forse) impianto geotermico che vorrebbero tanto fare sull’Alfina. A cavallo tra Lazio e Umbria.
I soldi ci stanno già, a quanto pare. La volontà di proseguire i lavori anche. Ma le certezze che le cose andranno a buon fine no. E quindi ecco l’ennesima manifestazione contraria. Che si concretizza questa domenica, al Centro servizi “La Torraccia”, ore 12. “La cittadinanza non vuole far disperdere il valore storico, artistico, culturale, ambientale, paesaggistico, naturalistico di un luogo pieno di ricchezze. Le peculiarità dei nostri siti non sono di carattere speculativo”, questo il motto.
Non mancherà sicuramente il sindaco di Acquapendente, Alberto Bambini. Uno che ha deciso chiaramente da che parte stare. “Voglio rivendicare il diritto di ognuno di decidere del proprio futuro – il Bambini pensiero – Ribadisco il mio no, e quello del Comune, a questo impianto per due motivi principali. In primo luogo, è necessaria la prevenzione del rischio sismico e di inquinamento delle falde. E non vi è nessuna certezza della totale sicurezza. Secondo, i nostri territori hanno intrapreso da anni uno sviluppo che non è compatibile con questo”.
La battaglia è aperta, quindi. E suona tanto come il classico Davide contro Golia. Interessanti però sono le motivazioni che portano molti a pensar male. Partendo dall’aspetto storico. “L’Enel, dopo aver trivellato una decina di pozzi, ha rinunciato – spiega per l’Associazione Lago di Bolsena Piero Bruni – Solleva perplessità che il problema venga risolto da un nuovo venuto che, senza alcuna esperienza nel settore e senza fare la minima prova pratica della tecnica che intende adottare, propone un mega impianto di 9 pozzi, del costo di 25 milioni di euro”. E qui si passa al lato economico. “La LTW&LKW (ditta promotrice, ndr) ha un capitale di un milione di euro – prosegue Bruni – Tutte le azioni sono di proprietà di un unico socio austriaco. Ha speso per l’avviamento 2-3 milioni di euro versati dal socio, sotto forma di prestito o di capitale. Se ottenesse l’autorizzazione delle Regioni il prezzo delle sue azioni aumenterebbe a dismisura con un progetto sulla carta, indipendentemente dal fatto che si realizzi o meno”.
Insomma, nulla è chiaro. Se non la grande confusione e il rischio che si rovini un terreno incontaminato ed unico al mondo. Se qualcuno volesse capirci qualcosa di più, come detto, l’appuntamento è per questa domenica mattina.