Talete volta pagina. Anzi, per la precisione, prova a voltare pagina. Con un consiglio di amministrazione di tecnici. Per carità, tutti di altissimo profilo, ma evidentemente nominati dalla politica e protagonisti di percorsi professionali assai ricchi, figli di un’appartenenza (al centrosinistra, of course) che non può essere un peccato originale e neppure un marchio infamante. Epperò, i presupposti dai quali si era partiti erano altri, così tanto per mettere le cose al posto giusto…
Messe momentaneamente da parte le questioni di forma, resta la sostanza. Che è faccenda ben più importante. Il presidente Salvatore Parlato, la vice Giovanna Marini e il terzo membro Giampaolo De Paulis si troveranno sul tavolo un bel po’ di problemi: quelli che si trascinano da anni e che neppure il nuovo cda avrà il potere di dematerializzare. Sono lì e vanno affrontati e risolti.
Ci sono stati, durante l’assemblea dei soci dell’altro giorno, alcuni passaggi sui quali è opportuno riflettere. Ad esempio, il sindaco di Civita Castellana Angelelli ha candidamente dichiarato che il nuovo consiglio di amministrazione “dovrà redigere il bilancio”. Significa riscrivere totalmente o in parte quello presentato dal precedente. Ora vien da chiedersi, anche alla luce della due diligence (che non è stata neppure sfogliata…), come sarà possibile smentire cifre e dati. Una semplice operazione di maquillage finanziario non sembra confacente ad una società che, tanto per restare sempre nel campo dei numeri, è ancora debitrice nei confronti di Eracom di una somma superiore ai 6 milioni di euro. Basti soltanto immaginare che cosa accadrebbe se il colosso energetico decidesse, come peraltro è già avvenuto in passato, di procedere con un atto ingiuntivo… Le conseguenze sarebbero drammatiche per i dipendenti e per i cittadini: conti correnti bloccati, stipendi in fumo, interventi di manutenzione (ordinaria e straordinaria) sempre più problematici. A proposito, già oggi Talete fa fatica a garantire la gestione degli impianti: basta parlare di pezzi di ricambio e immediatamente vengono fuori problemi con gli acquisiti…
Questa è l’attuale situazione della società. Ma c’è ancora un altro aspetto tutt’altro che secondario. Come si comporteranno gli istituto di credito? Se, a fronte di un bilancio 2014 non ancora approvato (e neppure discusso, a dire il vero…) e di tempi non brevissimi necessari ai nuovi amministratori per capirci qualcosa, le banche decidessero una restrizione nell’erogazione del credito e un restringimento dei fidi? Anche in questo caso, le conseguenze sarebbero molto semplici: paralisi totale. E ancora: quali saranno gli intendimenti nei confronti della morosità pregressa? I dati dicono che finora si sono recuperati circa 2 milioni di euro sugli 8 complessivi: un buon risultato, ma c’è ancora tantissimo da fare. Con un’ulteriore considerazione: è possibile che delle somme rimanenti non si riesca a recuperare molto e quindi anche l’inserimento di previsioni più alte nel recupero dei crediti è una voce piuttosto aleatoria che potrebbe magari consentire di limare le perdite del 2014, ma che inevitabilmente avrebbe conseguenze anche pesanti sul futuro.
Ecco perché cambiare il cda non servirà a nulla se non si avrò chiaro il percorso futuro. I Comuni soci, e quindi i sindaci che li rappresentano, credono ancora nella gestione totalmente pubblica? Questa è la domanda decisiva. Se non si dà risposta a questo quesito fondamentale, non basterà neppure un cda di santi, beati e premi Nobel per rimettere in piedi Talete.