Il problema ha un nome strano, gambling disorder. E poi ha conseguenze terrificanti. Coinvolge infatti quasi tredicimila persone nello Stivale. Ma ciò nonostante nel quadro sanitario nazionale viene ancora sottovalutato.
Piccolo passo indietro. Cos’è innanzitutto il gambling disorder? L’anglicismo di turno racchiude in toto i “disturbi legati a tutte le forme del gioco d’azzardo”. Una patologia moderna e silenziosa, in continua e preoccupante espansione.
Tant’è che di giocatori sulla via della cronicità in Italia se ne contano addirittura ottocentomila (sì, 800.000).
Ora. Sul tema regna il caos più assoluto. Poiché, leggendolo “dall’alto”, un po’ come per le sigarette e per l’alcol, da un lato lo Stato aiuta, dall’altro incassa. Esempio pratico: ogni video-poker ha un trasmettitore di dati, atto a controllare come vanno le cose. In modo tale che l’esercente non “bari”. Capire quindi quanto nei Palazzi si stia facendo per combattere questa piaga, è pressoché impossibile. E in termini sociali, e in termini economici.
Fortuna però che ogni tanto scappano fuori delle persone di buona volontà. Coloro i quali, da prassi, si ripiegano la camicia in zona gomito e agiscono. Il più delle volte facendo anche poco rumore.
È questo il caso del Ceis, a Viterbo. Al “San Crispino” è infatti in corso d’opera il progetto “No more Gap addiction” (gap è l’acronimo del giocatore patologico). Un programma terapeutico specialistico, reso possibile grazie alla partecipazione e al sostegno della Cei (Conferenza episcopale italiana), che si articola in tre fasi.
La prima, per logica, è l’accoglienza e presa in carico. Segue un percorso terapeutico residenziale specialistico. Chiudono dismissioni e follow up.
“La propensione al gioco ormai attraversa tutti gli strati socio-economici della popolazione – si è detto in una conferenza interna sul tema – e riguarda tutti gli aspetti quotidiani della vita della persona che ne è affetta. Tra le dipendenze comportamentali il Gap rappresenta la conseguenza di un processo di degrado sociale ed educativo in cui si associa un consumo ad uno stile di vita, con conseguenze gravi per il singolo, la famiglia e tutta la comunità civile”.
A Viterbo esiste dunque un’ancora di salvezza. Una scialuppa di salvataggio. Sempre aperta, e bendisposta ad accogliere bisognosi.
Il Ceis in prima linea contro il gioco d’azzardo
Al "San Crispino" ecco il progetto "No more Gap addiction". Un'ancora di salvezza
Policy per la pubblicazione dei commenti
Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it