Un milione. Non di dollari, ma di persone in carne ed ossa. Che respirano, che guardano, che pensano, che viaggiano. E’ la cifra – mostruosa – dell’affluenza che in questi sei mesi ha raccolto la mostra Tesori d’Italia, firmata da Vittorio Sgarbi e ospitata nel padiglione di Eataly ad Expo. Quell’esposizione, cioè, che raccoglie tanti capolavori dell’arte nostrana, dipinti e sculture, arte rinascimentale e concettuale, pezzi provenienti da tutto lo Stivale, dalle chiesette di campagna alle chiese ai musei. E chi conosce il tipo – cioè Sgarbi – sa benissimo quanto conosca il territorio e le sue ricchezze, anche le più infrattate.
Ma non è questo il punto. Il punto è un sillogismo: se un milione di persone ha visitato la mostra (che era piazzata al primo piano del padiglione Eataly, sopra i ristoranti), quanta gente avrà visto la Macchina di Santa Rosa? Domanda pertinente anzicheno, visto che Fiore del cielo faceva sì parte del percorso museale, ma per ovvi motivi di spazio era collocata – insieme ad alcune sculture – nel giardino esterno, quello più esposto e visibile anche dalle persone che passavano lungo il decumano. Per capirci meglio: vedere la Macchina era mille volte più facile e naturale che visitare la mostra. Non c’era bisogno di entrare nel padiglione, salire un piano di scale, fare la fila all’ingresso (comunque gratuito) e girare per l’area espositiva. No, la Macchina si stagliava nel grigio cielo milanese – si perdoni l’enfasi gaddiana – e si poteva notare già da lontano. E bastava una passeggiata nel giardino per vederla da tutti e quattro i lati, girando nel cortile, scattando foto, magari fermandosi a mangiare un boccone negli spazi riservati ai numerosi ristoranti regionali di Eataly.
Come è accaduto, del resto, il 3 settembre scorso, quando all’ombra del capolavoro di Arturo Vittori tantissime persone si trovarono per assistere anche alla trasmissione televisiva del Trasporto della nuova Macchina, Gloria, in diretta da Viterbo. Gloria che era comunque presente ad Expo, proprio all’ingresso di Tesori d’Italia, in forma di bozzetto.
Comunque, anche immaginando che coloro che hanno ammirato Fiore del cielo nella sua versione milanese siano “soltanto” un milione (ma è lecito pensare che siano stati molti di più), sarebbe già un successo clamoroso a livello d’immagine e di promozione del territorio. Obiettivo che sarebbe impossibile raggiungere con un singolo Trasporto tradizionale. Anzi, considerando una media di spettatori di 50mila per ogni 3 settembre (punto d’incontro tra l’affluenza del 3 settembre quando capita di giorno feriale e quando di giorno festivo), ci vorrebbero almeno 20 Trasporti per arrivare ad un milione. Ma è ragionevole pensare che siano stati molti di più, quelli che a Milano hanno notato, fotografato, ammirato la Macchina. E quasi tutti non viterbesi: altri italiani, certo, e tantissimi stranieri. Una goccia nel mare rispetto ai 21 milioni che sono entrati ad Expo, ma per gli standard nostrani una folla biblica. Se non è questo portare la Macchina fuori le mura, be’, toccherà aspettare il prossimo Expo su Marte.