Da Antonella Ambrosini, segretaria della Fp Cgil di Viterbo e Civitavecchia, e Stefano Innocenzi, responsabile territoriale dei medici della stessa organizzazione, riceviamo e pubblichiamo:
“Mentre restiamo in attesa della tanto sospirata stagione dei concorsi che dovrebbe ridare dignità lavorativa ai nostri medici precari, ci si conceda di sottolineare alcuni aspetti che rendono ad oggi i colleghi con contratto a tempo determinato ancora lontani da parità di trattamento rispetto al personale già stabilizzato. Per troppi anni, sfruttando la “spada di Damocle” del precariato, sono stati negati a noi medici precari i diritti sanciti dal CCNL di categoria. L’anzianità di servizio, la professionalità non riconosciuta e la decurtazione ingiustificata dell’indennità di esclusività e di produttività sono alcune di quelle ingiustizie che rendono di fatto il dipendente precario un dipendente di serie B. Non è accettabile che medici che da anni lavorano e garantiscono l’assistenza clinica al pari dei loro colleghi a tempo indeterminato vengano discriminati a livello professionale ed economico.
La FP CGIL da sempre sostiene i precari nella lotta per il riconoscimento del loro diritto al lavoro e per la tutela del diritto alla salute dei cittadini. Visto che tale disparità di trattamento non ha un riscontro legislativo e tantomeno contrattuale ed anzi l’ARAN si è espressa a favore dei precari, la FP CGIL ha deciso circa 40 giorni fa di richiedere formalmente ai vertici ASL di sanare questa ingiustificata ed inaccettabile diversità di trattamento che viene da anni perpetrata ai danni del dipendente a tempo determinato. Ma evidentemente tutto ciò non interessa ai vertici della nostra ASL che non hanno ritenuto doveroso rispondere alla nostra richiesta. Ma qui sono in gioco i diritti dei lavoratori precari che per troppi anni hanno visto i loro stipendi decurtati ingiustificatamente e la loro professionalità non essere riconosciuta.
Pertanto la FP CGIL medici chiede nuovamente e fermamente alla Direzione Generale della nostra ASL di riportare nell’ambito della legalità il rapporto di lavoro dei medici a tempo determinato onde evitare il ricorso all’azione legale che determinerebbe un ulteriore aggravio per le casse dello Stato”.