Previsioni clamorosamente sbagliate: Robert Zemeckis, nel suo Ritorno al Futuro parte II, immaginava che nel 2015 gli ologrammi tridimensionali fossero utilizzati per promuovere film come Lo Squalo 19, diciottesimo sequel del capolavoro di Spielberg. E invece no, signor regista: nel 2015 reale gli ologrammi 3 D servono a raccontare un’antica cività che non c’è più, padrona di queste terre, genius loci e chi più ne ha più ne metta.
Da domani (inaugurazione alle ore 17) e per sei mesi, gli Etruschi in 3D si racconteranno alla ex chiesa degli Almadiani. Una mostra che è più di una mostra, è un’esperienza tra la storia di l’altro ieri e il futuro di domani, la tecnologia unita all’archeologia, la suggestione insieme al racconto, quello story-telling che va tanto di moda, signora mia.
“E’ un nuovo tassello del progetto iniziato lo scorso gennaio con Experience Etruria, il modo che abbiamo immaginato insieme alla Soprintendenza e alla fondazione Carivit per sfruttare al meglio l’anno degli Etruschi promosso dal ministero dei Beni artistici e culturali e del Turismo”, dice la vicesindaco Luisa Ciambella durante la presentazione dell’evento. E infatti, tra le mirabolanti soluzioni – schermi, prismi, occhiali anaglifici (cioè bicolori), visite virtuale, raggi laser e chissà cos’altro – ci sarà anche Ati, la pulzella etrusca simbolo di Experience Etruria, a spiegare come andavano le cose duemila e cinquecento anni fa da queste parti.
Ma se EE è soprattutto una serie di itinerari sul territorio, Etruschi in 3D è qualcosa di più penetrante, tra archeologia, cultura e storia. Tant’è che sarà presentata anche alla borsa di Paestum, riservata alla promozione dei tesori antichi del bacino del Mediterraneo. “Così ci proiettiamo verso il futuro – sottolinea la soprintendente dell’Etruria meridionale, Alfonsina Russo -, esponendo il nostro passato. Un modo per promuovere il patrimonio, certo, ma anche per avvicinare ai musei, che spesso sono aperti soltanto agli addetti ai lavori, quelle fasce di popolazione più lontane, per esempio i giovani”. Vale a dire: la tecnologia attrae, uno smartphone è la quotidianeità, le sensazioni del 3D o dell’ologramma sono qualcosa di più, affascinanti e coinvolgenti anche per gli smanettoni più distratti. A margine, anche una serie di incontri tematici alla rocca Albornoz, coi massimi studiosi europei del campo, i soprintendenti delle altre regioni, addirittura di svedesi in onore degli scavi dell’Acquarossa, quelli promossi decenni fa dal re Gustavo Adolfo.
Impossibile spiegare per iscritto tutto quello che si troverà in questa mostra che ha già strappato applausi – e valanghe di visitatori – in Europa, da Bruxelles a Stoccolma. “Nasce tutto nel 2010 – dice Alessandro Barelli dell’associazione Historia – con l’intenzione di introdurre nei musei che già ospitano i reperti, un percorso virtuale tra gli Etruschi, per immergersi direttamente nella loro epoca e nei loro usi e costumi. Dopo quattro anni abbiamo aggiornato supporti, strumenti e contenuti, perché la tecnologia va veloce, e quattro anni sono una vita. Con questa nuova versione siamo già stati a Trento, saremo a Viterbo e poi continueremo a girare, per l’Italia e per l’Europa”. Da Barcellona alle altre città importanti dell’Etruria meridionale.
Tombe, necropoli intere (Vulci la novità), antichi etruschi che parlano e raccontano, oggetti che prendono vita e galleggiano nel vuoto (opera della Atd di Massimo Legni), la possibilità di seguire il lavoro degli archeologi come dal vivo. Insomma: un’esperienza che piacerà molto anche agli studenti delle scuole di qualsiasi ordine e grado: “Non è un film di Bergman – chiosa Barelli – piuttosto è La Sirenetta, qualcosa pensato per il grande pubblico”. Un modo sicuramente diverso per raccontare la storia.
Con un po’ di pepe nel finale. Qualcuno in conferenza stampa domanda – a questo servono le conferenze stampa: a fare le domande – perché si sia proceduto ad affidare la mostra (in 3D) mediante avviso pubblico, quando è noto che l’unica realtà di livello, di qualità e serierà fosse proprio la mostra ideata da Historia. Non si sarebbe potuto fare, per una volta, un affidameno diretto, visto anche che l’importo (meno di 40mila euro) lo consentiva? Ciambella replica un po’ piccata: “Viste le passate esperienze che ci siamo trovati a dovere affrontare, vedi l’inchiesta sui rifiuti, questa amministrazione ha deciso di procedere sempre per bandi e avvisi. E’ una questione di trasparenza. E poi basta gettare fango su ogni iniziativa”. E per questa mostra i soggetti interessati, oltre ad Historia, erano altri due, informa la dirigente Lanzilotta. Quindi, ha vinto il migliore. Con Barelli che chiosa: “Per noi è un impegno serio, tra spese e tutto il resto sarà un bagno di sangue. Ma ci crediamo, crediamo nel nostro territorio, e siamo convinti che sarà un successo. Qualcun altro, forse, avrebbe speso peggio quei soldi”. E il fatto che Barelli sia parente di quell’altro Barelli forse è stato un ulteriore motivo per passare attraverso l’avviso pubblico aperto a tutti: omnia munda mundis, come diceva Fra’ Cristoforo qualche secolo più tardi di Ati l’Etrusca.