Il 31 maggio 1976 Italo Arieti, Rosato Rosati e Claudio Bevignani introducevano il primo convegno organizzato dal Centro di studi sul teatro medioevale e rinascimentale, fondato e diretto da Federico Doglio. Il convegno si svolse nelle sale della Provincia e si concluse con una rappresentazione liturgica ad opera del Coro dei Benedettini di S. Anselmo, in quel teatro naturale che è la chiesa di S. Sisto. Da allora, per una decina di anni, il Centro studi sul teatro medioevale e rinascimentale ha riunito a Viterbo studiosi e appassionati di teatro di tutta Europa per lo studio dapprima delle rappresentazioni ispirate al teatro religioso e poi a quelle che hanno segnato la storia del teatro nell’età medievale e lungo il Rinascimento.
La fine del sostegno delle istituzioni locali ha segnato il trasferimento di questa importante esperienza a Roma e in altri luoghi del Lazio dove si sono svolti gli incontri di studiosi e di uomini di teatro fino ad oggi, grazie all’instancabile, ostinata, illuminata opera del prof. Federico Doglio.
Ora, a distanza di quarant’anni da quell’inizio, Federico Doglio ritorna a Viterbo per riflettere su questa lunghissima e importante attività da lui animata che porta sempre il nome di Centro studi sul teatro medioevale e rinascimentale e per verificare se non sia possibile riaccendere un interesse almeno nella società civile (se non anche nelle istituzioni) per questa sua creatura e le sue manifestazioni. E la speranza del prof. Doglio non è ingiustificata dato il grande interesse che Viterbo dimostra per questa forma di espressione dell’arte come il Festival internazionale del teatro amatoriale e le originali manifestazioni promosse da Quartieri dell’arte.
Il prof. Doglio è a Viterbo per iniziativa del Centro di documentazione per la storia e la cultura religiosa della diocesi di Viterbo e del Centro di ricerche per la storia dell’Alto Lazio che hanno messo a disposizione la Sala delle biblioteche a Palazzo a papale, oggi alle 16: si darà spazio ai ricordi e al significato di questa esperienza che ha trovato in queste due istituzioni un luogo di raccolta e di valorizzazione della documentazione da prodotta da Doglio e una nuova opportunità di rapporto con la cultura della Città.