“Vogliamo sfruttare l’onda lunga di Expo”, dicono da settimane a Palazzo dei priori. Intenzione comprensibile, visto che le iniziative per l’esposizione universale sono tra le poche ad aver funzionato, in un quadro complessivo particolarmente difficile per il Comune e le sue attività. L’immobilismo di molti settori, i problemi diffusi in altri, la perenne tensione tra partiti e fazioni della maggioranza, spingono Michelini a puntare sul sicuro. Ecco allora che si sta lavorando ad un’idea ambiziosa, ad effetto, che possa almeno smuovere le acque, nella speranza che serva per rilanciare la seconda parte del mandato.
L’idea è quella di accogliere la Macchina di Santa Rosa, di ritorno dai sei mesi di permanenza a Milano, all’esterno del padiglione di Eataly, con tutti gli onori. E costruire dopo lo smontaggio e il viaggio di ritorno, un altro evento. Vale a dire esporre Fiore del cielo in una piazza della città. Un modo perfetto per sottolineare il successo della missione ad Expo e per consentire a tutti i viterbesi di ammirare la Macchina in un periodo inconsueto dell’anno. E anche per tributare l’ultimo saluto ad un modello, quello firmato da Arturo Vittori, che tutto sommato e a modo suo ha fatto la storia. Sarebbe un bel colpo d’immagine, specie se si riuscisse a fare un’adeguata promozione anche fuori dalla città e dalla provincia, e considerando che il periodo è quello a ridosso dell’avvio del Giubileo straordinario della misericordia (l’8 dicembre). E potrebbero anche essere organizzati degli appuntamenti collaterali.
Problemi? Non dal punto di vista tecnico, visto che la Macchina a Milano ha dimostrato di poter stare benissimo all’esterno per molto tempo, senza temere né il vento né altri tipi d’intemperie. La livrea ha resistito al logorìo, smentendo anche le previsioni dei più pessimisti. Semmai le perplessità sono di altro tipo, diciamo politiche, visto che esattamente due anni fa un’idea del genere (proposta da Viva Viterbo dopo il riconoscimento dell’Unesco) fu osteggiata non poco dai tradizionalisti ad oltranza. Certo, allora si parlava di esporre diversi modelli di Macchina (tutte quelle conservate in buono stato) in varie piazze del centro storico: un’iniziativa molto più complessa, anche logisticamente, anche economicamente, rispetto a quella che si sta pensando oggi. E due anni fa non c’era il successo di Expo da poter mettere sul tavolo per convincere tutti gli scettici. Oggi i tempi potrebbero essere più maturi.
E a proposito di Macchina di Santa Rosa, c’è da segnalare l’imminente arrivo del finanziamento del ministero dei Beni artistici e culturali alla rete delle Grandi macchine a spalla. Quei 200mila euro complessivi che il ministro Franceschini, su pressing del deputato viterbese Fioroni, assegnò lo scorso anno, dopo il riconoscimento Unesco a Viterbo, Nola, Palmi e Sassari. Proprio le quattro realtà hanno sottoscritto un protocollo con il ministero e gestiranno quei fondi (emanati dall’Arcus) in modo autonomo per promuovere le loro tradizioni patrimonio immateriale dell’umanità.