Gianmaria Santucci & Gianluca De Dominicis, la strana coppia. Che cosa hanno in comune, a parte il prenomen (Gian)? Intanto sono entrambi consiglieri comunali, e va bene. Ed entrambi sono all’opposizione (dura e senza sconti) dell’amministrazione Michelini. Entrambi si candidarono a sindaco nella tornata del 2013. Ok, e poi? Poco altro, si direbbe. L’uno è amministratore di lungo corso e centrista doc, l’altro è alla prima esperienza nei meandri di Palazzo dei Priori, oltre che esponente della prima ora dell’arcipelago grillino. Ma, siccome è bene non fermarsi mai alle apparenze, ecco che in comune hanno anche qualcos’altro: il baratto amministrativo, frutto di un paio di emendamenti presentati separatamente dal Movimento Cinquestelle e da FondAzione, ma riguardanti il medesimo argomento. E dunque confluiti in una proposta organica.
Innanzitutto, di che cosa si tratta? In sostanza, uno scambio: un baratto, appunto, tra i cittadini e il Comune dove risiedono. Coloro che hanno debiti con l’ente locale cui appartengono e che dimostrino di avere un reddito basso o che esibiscano di essere diventati insolventi a seguito del fallimento della propria azienda o che comunque non hanno i mezzi per pagare, hanno la possibilità di corrispondere al comune le tasse o le imposte non versate sotto forma di lavori. Si parla di Imu, Tari, Tasi, Cosap (tassa sull’occupazione di suolo pubblico), ma anche gli affitti delle case popolari e le multe ricevute dalla Polizia locale. Una sorta di lavori socialmente utili come la pulizia delle strade, la manutenzione degli immobili, la potatura delle siepi o l’imbiancatura delle pareti delle scuole. Ma questi sono solo alcuni esempi delle mansioni che il comune potrebbe assegnare al cittadino e, attraverso le quali, permettergli di ripagare (almeno in parte) il suo debito.
Alla base c’è una costatazione assai semplice: quelle somme non solo non sono state incassate dall’ente pubblico, ma soprattutto con molta probabilità non arriveranno mai nella disponibilità delle casse comunali. “L’obiettivo – dicono in coro Gian Maria Santucci e Gianluca De Dominicis – è di dare una mano concreta a chi non è nelle condizioni di pagare e di venire incontro anche alle esigenze del Comune. E’ una proposta apolitica, che supera steccati e confini tradizionali, per fare qualcosa di utile dal punto di vista amministrativo”. L’idea era stata portata avanti anche dal movimento Viterbo civica di Lucio Matteucci che aveva raccolto pure l’adesione di 23 consiglieri comunali, in maniera assolutamente trasversale. Ma, siccome in Sala d’Ercole, di mozioni, ordini del giorno o comunque proposte, non si discute praticamente mai (alcune giacciono lì dagli albori della consigliatura e vengono inutilmente riproposte ad ogni tornata di Consiglio comunale), ecco che attraverso un escamotage (“Ideato dal consigliere Santucci”, interviene De Dominicis) si tenta una strada che accorcia i tempi. Si tratta di un emendamento al regolamento della Iuc (Imposta unica comunale), introdotta l’anno scorso con il cosiddetto decreto “Sblocca Italia”. Questa modifica sarà portata oggi in seconda commissione per l’esame, poi sarà sottoposta al vaglio di legittimità degli uffici comunali, successivamente potrebbe esserci un ulteriore passaggio in commissione o potrebbe finire direttamente in Consiglio comunale per la discussione e l’approvazione. Un iter procedurale che taglia in modo considerevole i tempi, se naturalmente ci sarà la volontà di farlo. La corrispondenza di amorosi sensi tra i due Gian continua: “Ringrazio gli aderenti e gli attivisti del Movimento Cinquestelle che ci hanno lavorato sopra, migliorando l’iniziale testo”, sottolinea Santucci.
Il tutto avverrà sotto la diretta responsabilità dei competenti uffici comunali che individueranno i settori in cui operare, in forma assolutamente volontaria e in un moduli di 8 ore ciascuno ai quali sarà attribuito un valore di 60 euro: il massimo consentito che si potrà decurtare da imposte e/o tributi non pagati ammonta a 780 euro. Si pensi che solo per l’Imu del 2014 il Comune di Viterbo vanta crediti non riscossi pari a circa 2 milioni di euro… recentemente il baratto amministrativo è stato adottato a Vitorchiano; il primo comune in Italia ad utilizzarlo è stato Invorio, in provincia di Novara. E’ già in vigore a Milano, Napoli e Bari, tanto per citare tre grandi città.
“Si tratta di cifre non eclatanti – interviene De Dominicis – e comunque gli interventi riguarderanno situazioni di poco conto, anche se importanti, e quindi non interferiranno in alcun modo con il lavoro delle ditte e della aziende specializzate”. “Visto che in novembre – conclude Santucci – dovremo discutere dell’assestamento di bilancio, queste modifiche potrebbero già trovare spazio. Il successo dipenderà evidentemente da quanto il Comune vorrà investire in questa operazione. Perché è chiaro che si tratta di soldi che dovranno essere cancellati dalla colonna degli attivi (molto presunti, del resto) e presi da un’altra parte”. Conclusione comune: “Siamo pronti a discutere di tutto e con tutti: in questi casi maggioranza e opposizione non contano. Perché si tratta di un’operazione che va a vantaggio della collettività”.