Ore 15.30, consiglio comunale. Dovrebbe essere il primo dopo Santa Rosa (Santa Rosa 2015, s’intende) e però non è detto che si tenga. Ancora una volta, dopo rinvii su rinvii, sedute deserte e comodità varie. Il dubbio, pure oggi, è sempre lo stesso: la maggioranza avrà i numeri per dare avvio alla seduta?
Servono 17 consiglieri presenti, più il sindaco, al primo appello. Diciassette in totale al secondo. E dato per scontato che la minoranza non farà alcun favore (è un suo diritto) ecco che bisognerà sfoderare ancora una volta il caro, vecchio pallottoliere. Nel centrosinistra alcune assenze sono certe (Troili, Filippo Rossi) altre potrebbero arrivare più o meno a sorpresa. D’altronde, i motivi di conflitto all’interno di chi governa non mancano. Alcuni sono seri, altri magari un po’ più pretestuosi. Ma tutti si ripercuotono sull’amministrazione Michelini, e sulla sua tenuta. Le voci di rimpasto, con Vannini che uscirebbe dalla giunta e il capogruppo di Oltre le mura Maurizio Tofani che entrerebbe, continuano a circolare, sebbene l’ultimo tagliando alla giunta risale appena alla fine dello scorso maggio. La promozione di Tofani servirebbe anche a far entrare il primo dei non eletti nella lista del sindaco, il grottano Mecozzi, che potrebbe causare un piccolo effetto placebo alla tenuta della maggioranza. Ma a tempo limitato. E che non si riesca ad eleggere il presidente della terza commissione da mesi, dalle dimissioni di Taborri, è un’altra conseguenza del clima.
In questo, l’immobilismo degli uffici è un altro punto dolente: per fine mese dovrebbe arrivare la rotazione dei dirigenti, ma basterà a sopire i malumori? Gli unici assessori attivi, e non da adesso, restano Alvaro Ricci e Giacomo Barelli, degli altri si conoscono poco opere e missioni: forse sanno lavorare molto bene sotto traccia.
Il Pd, poi, che della maggioranza dovrebbe essere il motore è sempre diviso in due fazioni (popolari e sinistra), tra ripicche, invidie e ostracismi incrociati. In tutto questo, sembrano persino essersi esaurite – semmai ci fossero mai state – le doti di mediatore del sindaco Michelini. Che si sia stancato pure lui di questa melina?
Dal canto suo, la minoranza – o almeno gran parte di essa – vive delle disgrazie altrui e aspetta sulla rive del fiume che passi eccetera eccetera. Un’eventuale caduta della prima amministrazione di centrosinistra della città non sarebbe certo merito dell’opposizione, ma sarebbe vista come una vendetta postuma della clamorosa sconfitta di due anni e mezzo fa. Sempre meglio di niente, con ‘sti chiari di luna, ma tornare a governare (e con chi?) è un altro paio di maniche. Gli unici che ci credono – e lo hanno dimostrato per esempio durante la discussione dell’ultimo bilancio – sono quelli del Movimento Cinque Stelle, reduci dal bagno di folla della cena con i parlamentari.
Intanto oggi c’è consiglio. Oppure no.