Oltre il 40% delle province italiane non ha visto neanche un’ora di cassa integrazione ordinaria autorizzata. Una situazione che riguarda 49 province della Repubblica su 110. Province considerate, a ragione, cuore pulsante del nostro sistema produttivo come Alessandria, Novara, Genova, Cremona, Brescia, Varese, Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Prato, Ancona, Latina, L’Aquila, Avellino, Salerno, Taranto, Cosenza, Catania, Sassari. E’ quello che emerge dall’ultimo rapporto dell’Unione Italiana del Lavoro relativo alle ore di cassa integrazione durante il mese di agosto.
Saremmo i più felici se il dato del crollo delle domande di cassa integrazione fosse testimonianza di una reale ripresa produttiva. Più persone lavorano meglio è, per se stesse e per il Paese. Prima, però, di assecondare questa tesi vorremmo dal Governo la certezza che questi dati siano certificati con attenzione: è singolare che intere province, anche del triangolo industriale, non abbiano nemmeno un’azienda che, ad agosto, abbia visto autorizzate richieste di cassa integrazione ordinaria.
E’ quello che sostiene anche il nostro segretario confederale Guglielmo Loy, che chiede di assicurarsi con certezza che questi dati siano frutto di una ripresa economica, che tutti auspichiamo, e non di un fermo amministrativo o di rallentamenti burocratici. Sulle domande di disoccupazione, infine, è auspicabile che non si diano interpretazioni, in positivo o in negativo, quando la stessa Inps invita a ‘tenere presente che i dati sulle domande di Naspi sono da considerarsi ancora parziali’. In sintesi: esprimere valutazioni serene e oggettive, a livello nazionale, su dati ‘precari’ ed incompleti come nel Cassa Integrazione ad agosto risulta difficile.