Giovedì 8 ottobre prossimo venturo, Bruxelles, avenue de Cortenbergh, cioè la sede della rappresentanza permanente del Lussemburgo alla Commissione europea: ci sarà un pezzo di Viterbo, o meglio buona parte di Viterbo, quella larghissima del mondo della solidarietà, dell’impegno per gli altri. E non sarà lì in gita scolastica, o in visita di cortesia. No, la città di Viterbo è chiamata a presentare la sua candidatura a capitale europea del volontariato per gli anni 2016 o 2017.
L’annuncio – con abbondante e comprensibile dose di soddisfazione – arriva dal presidente della consulta comunale del volontariato, Marco Ciorba, insieme al delegato comunale al volontariato Paolo Moricoli e alla consigliera Antonella Sberna (Forza Italia), da sempre attività su questi temi.
Saranno loro a salire in Belgio, durante il convegno Helping hands – Speranze per l’Europa, a spiegare al continente intero l’attività quotidiana della città dei papi per e con il volontariato, le iniziative, le associazioni raccolte e coinvolte per un solo obiettivo (caso più unico che raro, da queste parti), e senza trucchetti politici: “Siamo super partes come è giusto che sia il volontariato, e da sempre – dice Ciorba – Per noi è già successo andare a raccontare quello che facciamo, come lo facciamo. Una vetrina particolare, e chissà che l’esempio Viterbo non torni utile a qualche altra città europea…”
Ma non finisce qui. La vera notizia, tra le righe ma non troppo, è proprio in questa convocazione: significa che la candidatura viterbese ha passato il primo banco di prova. Cioè, è stata inserita nella lista ristretta (la scrematura di centinaia di candidatura arrivate da città, anche metropoli, di tutto il continente). Morale della favola: Viterbo si giocherà il titolo di capitale europea del volontariato con altre 10 città per il 2016, per 8 nel 2017. Non è dato sapere quali siano le altre realtà che hanno superato l’esame, quello che è sicuro è che il dossier realizzato dal capoluogo della Tuscia è piaciuto, ha funzionato, in termini formali ma anche di contenuto. E che ora si confronterà con gli altri più validi di Europa: “Erano partite in tante, solo alcune ce l’hanno fatta – commentano Ciorba e Moricoli – Ci scontreremo con città importanti, anche grandissime, ma intanto andiamo lì con fiducia e consapevolezza di ciò che abbiamo realizzato”.
Viterbo, del resto, era stata tra le prime a completare la pratica e il suo sistema è stato “preso ad esempio” (eufemismo) anche da Roma, che invece ha presentato la sua candidatura in zona cesarini. Negli ultimi due anni, le capitali europee del volontariato sono state prima Barcellona e poi Lisbona.