Da cosa nasce l’arte? Perché l’uomo oltre alle normali attività che lo sostengono ha bisogno di forme di espressioni che si pensa non abbiano nessuna connessione con il reale? Si dice che l’arte sia una forma compensatoria a cui si ricorre per mettere ordine nel caos della vita. All’arte ci si aggrappa, si fa riferimento quando, quello che ci circonda, non basta. Si ricerca nell’anima, nel sogno, nel desiderio altre possibilità, per un’esistenza e un mondo migliore.
L’arte è bellezza e spesso, in tempi passati, musici, scrittori, pittori cantavano lo splendore e la magnificenza dell’oggetto preso a riferimento. Spesso il protagonista dell’opera ne era anche il committente e più pagava, più la sua barba diventava nera e i suoi occhi rilucevano. Ma l’arte ha anche il valore, o merito, di far pensare. L’arte dovrebbe generare la riflessione e la critica su quello che mostra.
L’intellettuale nel novecento aveva questo compito. Si diceva che gli studiosi fossero l’anima di una nazione. Erano coloro che, come controllori, monitoravano, svisceravano l’operato dei potenti o di chi comandava le nazioni. Uno Stato, senza una coscienza, è perduto; così come un uomo senza anima si riduce a puro istinto.
Ma cosa succede quando gli intellettuali, gli artisti non hanno più la possibilità di avere una voce propria? Cosa succede quando non si può più dire, criticare, far pensare? Se un potente si comperasse tutti i mezzi di informazione del mondo e imponesse una censura totalitaria cosa accadrebbe alla cultura e, soprattutto, chi veglierebbe sull’anima del Paese?
L’arte, oltre che deliziare, ha il dovere di far pensare e riflettere. L’arte non è solo intrattenimento. L’arte è anche sperimentazione e ricerca. Il pittore, lo scrittore, ad esempio, vedono e sentono quello che la Natura, per dirlo secondo l’idea romantica, mostra loro. Solo loro sono capaci di “ascoltare” i pensieri dell’universo e, solo loro, hanno poi la capacità di tradurli per “l’umane genti”. Non tutti mi crederanno, ma vi posso assicurare, che pochi hanno le capacità per essere artisti.
Alessandro Kokocinski lo è. Ed egli non ha nessuna voglia di scendere a compromessi e non deve deliziare nessuno. Kokocinski dice quello che sente e racconta quello che il mondo, la natura, il dolore e la paura gli intimano di dipingere. Kokocinski, inquieta. La sua mostra, mista di tele, sculture, disegni, poesie getta lo spettatore in un forte senso di inadeguatezza e solitudine. Con Kokocinski si riflette e con lui si ha terrore.
Un viso claunesco spaventa perché è quello di un tribuno, di un politico. Il pittore mostra con determinazione i compromessi del potere, ma allo stesso tempo, poche tele più in là, ci intenerisce con la leggerezza e l’autenticità di un Pulcinella che, pur mettendosi una maschera, rimane sempre fedele al carattere del suo personaggio.
Kokocinski ha paura della morte e questa paura lo accompagna e ci accompagna per tutta la vita. Ma la fine dell’esistenza diventa anche un punto fermo di essa e, paradossalmente, questo la rende amica. Nei quadri di Kokociski, troviamo la tradizione pittorica di Raffaello, Caravaggio, Velasquez, Goya, Turner e vi giro, che se guardate attentamente, in molti dei suoi quadri, potrete sentire il profumo del ninfe di Monet sotto lo sguardo ascetico di un’icona russa.
Kokocinski è un artista sincero e libero. Da sempre ha scelto di chiamarsi fuori dal giro della moda dell’arte o della pittura-design. L’arte per lui è denuncia e ricerca, e quando i colori sembrano non più soddisfare la sua brama di rivelare, senza tanti stereotipi o pregiudizi, Kokocinski ricorre a mille altri materiali per raccontarci quello che sta accadendo intorno a noi. Kokocinski sperimenta, osa, nei suoi quadri pieni di ombre e trasparenze i personaggi si permettono di andare anche al rallentatore e il sogno, come il circo, rimangono per il pittore le dimensioni dove lo spirito meglio si rivela.
L’arte rimane. L’arte travalica il tempo. L’uomo e l’arte sono in un continuo dialogo e Kokocinski, umilmente, affida il suo pensiero e il suo cuore alle sue creazioni. La Vita e la maschera: da Pulcinella al Clown, Roma – Palazzo Cipolla, via del Corso, 320. Dal 17 settembre, al primo novembre 2015. Questo, è il vero passaporto per l’immortalità.