Tutti (o quasi) insieme appassionatamente alla corte del “capitano”. Che non è l’ottavo re di Roma, Francesco Totti, ma più prosaicamente Matteo Salvini, leader della Lega Nord (in verità la dizione viene usata pochissimo, quasi a distaccarsi anche nei termini da quella che fu la creatura di Umberto Bossi), a Viterbo per rivedere la Macchina di Santa Rosa e per un tour pre-elettorale che non guasta mai. Bene, fino a qui non c’è notizia alcuna: l’arrivo di personalità di rilievo della politica nazionale è faccenda abbastanza consueta da queste parti. La vera novità è che nelle primissime file della platea si sono assiepati autorevoli esponenti del centrodestra locale, che mai in passato si sarebbero sognati di partecipare alla manifestazione di un partito sì alleato, ma comunque diverso da quello di appartenenza. Ve li immaginate Mazzoli o Fioroni che vanno ad omaggiare Vendola? Praticamente impossibile.
Dunque, l’ex sindaco e forzitaliota doc Giulio Marini (“Sono qui per salutare il mio amico, senatore Divina), l’ex vice sindaco Enrico Maria Contardo (area An), l’ex presidente della Provincia Marcello Meroi (“Non sono leghista, ma Salvini dice cose condivise da chi è di destra”), l’ex consigliere comunale azzurro Andrea Marcosano, l’ex assessore all’aeroporto (che non c’è e non ci sarà mai, purtroppo) Giovanni Bartoletti. Assolutamente possibile che altri esponenti di quella che fu l’armata Pdl siano stati presenti: i non citati scuseranno la disattenzione del cronista. Comunque, un fatto da sottolineare. Che non significa certo aderire al movimento (espressione abusatissima perché dire partito spazza subito via un po’ di voti) “Noi con Salvini”. Peraltro, non va dimenticato l’outing di qualche mese fa di Meroi che, proprio dalle colonne di Viterbopost, dichiarò candidamente che allo stato dell’arte l’unico candidato premier possibile del centrodestra è proprio Salvini: “Lui ha i voti, lui deve guidare la coalizione”.
Sempre ammesso che si riesca a metter su una coalizione. Berlusconi non ha alcuna voglia di mollare l’osso, anche se a 80 anni sembra più destinato alla figura del “padre nobile” che a tornare a Palazzo Chigi. Ma ci sono i fratelli italiani (magari la Meloni, habituè anch’ella della festa di Santa Rosa, pensa più al Campidoglio), il possibile rientro degli alfaniani, la pattuglia sempre più vaga degli Udc, e ancora gruppi e gruppuscoli (i seguaci di Verdini, quelli di Fitto…). Un guazzabuglio nel quale sarà difficile trovare uno straccio di unità… Senza dire che la legge elettorale, se non subirà cambiamenti, premia il partito, non le coalizioni. A meno che non si scelga di correre tutti con la stessa casacca e sempre ammesso che ci si metta d’accordo sulle primarie. Imprese improbe: quasi come togliere la pole position ad Hamilton…
Buona domenica.