Presidente Mazzola, ha saputo degli ultimi sviluppi in casa Talete?
“Ho saputo e non sono sorpreso”.
Perché?
“Già quel giorno dell’assemblea dei comuni in Provincia si era sentita pronunciare quella parola”.
Insomma se l’aspettava…
“Sì, me lo aspettavo. C’era solo da attendere, ma alla fine il percorso era già segnato”.
Ma Bonori non le piaceva proprio…
“Assolutamente no. Non ho nulla contro Stefano al quale peraltro riconosco di aver operato con grande impegno e massima professionalità. Peraltro proprio io avevo suggerito il nome di Cinzia Marzoli quale componente del consiglio di amministrazione”.
E allora?
“Arriva il momento in cui una società come Talete deve essere amministrata dai tecnici. Lo dico con convinzione: la politica deve starne fuori”.
Detto da lei è una notizia. E grossa pure.
“Sono cose che ho detto un anno fa al momento della nomina di Bonori, ma lo dicevo anche prima durante le assemblee dei sindaci: è assolutamente necessaria una gestione manageriale”.
E’ già il percorso verso il futuro?
“Sì, ma prima, come sindaco e come cittadino, voglio sapere perché Talete è stata ridotta così: è un passaggio doveroso”.
E poi?
“Serve un momento di riflessione con l’azienda guidata da professionisti che ci dicano come si può salvare Talete e con essa il suo patrimonio”.
A che sta pensando?
“Penso ai dipendenti e alle loro famiglie, penso ai comuni soci che andrebbero in dissesto senza interventi adeguati, penso ai cittadini che pagano bollette anche salate per il servizio. Si fa presto a buttare tutto per aria…”.
Era ed è questo il rischio?
“Se andiamo avanti con razionalità e tutti insieme, non ci sono e non ci saranno rischi di alcun genere”.
In sintesi cosa c’è dietro l’angolo?
“Come presidente dell’Ato proporrò un consiglio di amministrazione composto da tecnici e professionisti, scelti fuori dagli ambiti e dalle logiche locali. Qui non c’entrano più nè destra, nè sinistra. E su questa ipotesi diversi altri sindaci sono d’accordo con me”.
I tempi?
“Entro una settimana, al massimo 10 giorni. E mica me ne resto per sei mesi o un anno con il cerino in mano…”