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“Rsa, Comune e Regione cercano la soluzione”

L'assessore Alessandra Troncarelli: "Tra ricorsi e norme, la materia è molto complessa"

Alessandra Troncarelli, assessore comunale alle politiche sociali

Alessandra Troncarelli, assessore comunale alle politiche sociali

Dall’assessore alle politiche sociali del Comune di Viterbo Alessandra Troncarelli riceviamo e pubblichiamo:

In ordine agli articoli apparsi sulla stampa quotidiana negli ultimi giorni, si fa presente che la normativa nazionale di riferimento prevede che la quota per i ricoveri in RSA, sia posta per il 50% a carico del SSN e per il 50% a carico dell’utente, fatta salva in merito la regolamentazione regionale e comunale di competenza. La Regione Lazio, legiferando al riguardo alla fine degli anni 90, stabilì di sostenere la spesa dei Comuni nella misura dell’80% facendo in tal modo rimanere a carico degli stessi solamente il 20% della spesa di cui alla quota sopra indicata. Il sistema di calcolo imposto dalla regione ha di fatto causato un importante aumento della spesa che ha raggiunto, negli ultimi anni, livelli insostenibili per i bilanci centrali e locali. E’ bene anche chiarire che, mentre la Regione è stata costretta a ridurre in maniera severa le quote di bilancio per i finanziamenti ai Comuni, è contemporaneamente entrata in vigore la nuova disciplina del calcolo dell’Isee introdotta dal Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159/2013.

Questa breve premessa, per forza di cose sintetica, si è resa necessaria per evidenziare la complessità degli aspetti sanitari ed economico finanziari che riguardano le RSA e spiega il motivo per il quale, il Comune di Viterbo con altri della Regione Lazio, si sia trovato a dover agire su più fronti ed ad assumere decisioni importanti ma necessarie per salvaguardare gli equilibri di bilancio. Da ricordare che questo Comune si colloca mediamente al terzo posto, nella Regione, per la spesa relativa a tale tipo di assistenza, situazione questa che dovrebbe essere ben chiara a chi ha la volontà di esaminare la vicenda al di fuori di atteggiamenti demagogici. Del resto, la stessa deliberazione G.C.n.142 del 29/4/2015, prevedeva una fase attuativa che ora, alla luce dei dati relativi all’Isee, è possibile intraprendere. Ed infatti il sindaco, l’assessore alle politiche sociali insieme agli uffici competenti hanno allo studio interventi volti a garantire assistenza ed equità di trattamento tra i cittadini utenti senza purtroppo perdere di vista le esigenze di bilancio.

In ordine poi ai generici contributi “promessi dal Comune” è opportuno precisare che fino ad oggi non sono state determinate cifre e che i “faldoni di domande respinte” invece, riguardano anche utenti il cui Isee è superiore a 13mila euro che neanche con la precedente normativa, avrebbero avuto diritto alla compartecipazione alla spesa. Per quanto concerne i “ricorsi che fioccano”, uno solo riguarda il Comune ed è stato presentato in via straordinaria al Presidente della Repubblica, che dovrà, tra l’altro, pronunciarsi anche in ordine alla rappresentatività ed alla legittimazione ad agire di coloro che lo hanno promosso. Sul medesimo si osserva che i ricorrenti hanno ritenuto illegittime alcune parti del DPCM sopra richiamato, che questo Ente non ha alcun potere di modificare o interpretare ma che richiedono interventi statali.

Quanto da ultimo assunto è ora più che mai valido, alla luce della recente pronuncia del Consiglio di Stato che non ha concesso al Governo la sospensiva delle sentenze del TAR Lazio del febbraio 2015, circa il computo di voci nel calcolo dell’indicatore ISEE e che rende ulteriormente complessa la materia. Il Comune dunque è ben consapevole di trovarsi di fronte a intere famiglie in situazioni di disagio e fragilità, e proprio per tale consapevolezza sta lavorando sia al proprio interno che a livello regionale per affrontare in tutte le competenti sedi un problema di enorme importanza per la collettività.

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