Approvato – non senza polemiche, non senza patimenti – il bilancio di previsione 2015, c’è qualcuno che ha un po’ di amaro in bocca nei confronti del Comune. E quel qualcuno non va certo ricercato tra i politici, che dopotutto fanno questo mestiere e le delusioni scivolano loro addosso. No, semmai i delusi sono le decine e decine di famiglie che debbono convivere con una situazioni delicate, avendo dei famigliari ospiti nelle Residenze sanitarie assistenziali, le Rsa.
Da quando l’assessorato ai Servizi sociali (all’epoca gestito dal sindaco e non da altri, come scritto), con la famosa delibera del 29 aprile, ha tagliato la maggior parte dei contributi per le rette, queste persone si trovano ad affrontare difficoltà inaudite. E più volte hanno sottolineato, in modo assolutamente civile, come sarebbe stato opportuno, se non necessario, un gesto di sensibilità da parte dell’amministrazione. Contavano che qualcosa potesse succedere durante la discussione del bilancio, ma così non è stato. Qualche consigliere di minoranza – per esempio Antonella Sberna – aveva provato a suggerire un intervento, reperendo pure qualche fondo, seppure esiguo, nelle pieghe della manovra finanziaria: “Per dare un segnale di vicinanza a queste famiglie e ai pazienti”, aveva detto la giovane consigliera di Forza Italia. La rottura completa tra maggioranza e opposizione, però, ha impedito di andare avanti su questo tema che pure non dovrebbe dividere destra, sinistra o centro, perché riguarda tutti, e riguarda il cuore. “Ci saremmo aspettati un piccolo segnale”, si limitano a dire i parenti degli ospiti in queste strutture.
Il sindaco Michelini, dal canto suo, in occasione del discorso conclusivo prima del voto sulla delibera di bilancio, aveva preso il pallottoliere e fatto due conti: “Parliamo di pochi spicci disponibili, quando invece la Regione ci ha tagliato tutti i contributi per il settore, dal milione e ottocentomila di prima ai 450mila euro. Quello che avremmo potuto fare sarebbe stata una goccia nel mare, dal solo effetto demagogico”. Forse, sindaco. Ma le famiglie si sarebbero aspettate comunque un gesto, soprattutto perché all’epoca – quando la Regione decise di ridurre i fondi -, parliamo di dicembre, si sarebbe potuto fare qualcosa di concreto, tipo un ricorso al Tar, o al consiglio di Stato. E oggi, con la delibera del 29 aprile, le spese sono passate in carico alle famiglie.
Famiglie che dall’altro canto, aspettano l’esito dei loro ricorsi. Quello al consiglio di Stato dovrebbe essere stato calendarizzato per il 3 dicembre. E riguarda – a livello nazionale – la delibera del Governo di allora (Letta) sulla nuova modulazione dell’Isee, che poi è l’origine di tutti i mali. E sullo sfondo c’è sempre il ricorso, questo tutto viterbese, al presidente della Repubblica, i cui tempi saranno più lunghi. Ma che potrebbe affossare definitivamente la delibera peggiorativa del Comune di Viterbo.