Cosa ci fanno una trentina di persone il sabato notte dentro alla Selva del Lamone? Semplice. Dialogano di astri. Dibattono sulle teorie quantistiche più improbabili. Esaminano l’impossibilità di affidarsi alle “stringhe”. Smontano e rimontano gli studi di una vita dei pensatori contemporanei (Stephen Hawking) e di quelli del passato (Galileo Galilei). Il tutto, se non bastasse, in pieno buio. Sdraiati su tappeti, mangiando panini, crostate e sorseggiando caffè.
Questo è il quadro (non astrale, per ora) di quanto successo a cavallo dell’ultimo weekend. La Nasa ha lanciato un’iniziativa atta a sensibilizzare il mondo intero sull’osservazione delle stelle. Quelli della Riserva, a Farnese, hanno colto la palla al balzo, proponendo la cosa riletta in chiave più familiare.
Abbinandola ad un’escursione crepuscolare, una sosta rifocillante, un’ultima scarpinata notturna di rientro tra richiami di animali indispettiti (giustamente) e torce frontali su sentiero sterrato. Una meraviglia, insomma.
Nel bel mezzo, chiaramente, non poteva mancare il collegamento coi signori della Nasa. In uno dei rari spazi dove il bosco si apre, sull’altipiano denominato Semonte, ecco spuntare cannocchiali, telescopi, binocoli e altre affascinanti diavolerie moderne. E tutti tirano il naso all’insù. Alla ricerca di Saturno (a proposito: l’anello ce l’ha davvero e si vede bene), del triangolo estivo (che non è una cosa da pellicola hard, ma il trittico Deneb, Vega, Altair), del Grande carro, di Arturo, di Andromeda, della Via lattea (intasata come le strade di New York), di altri numerosi astri, ammassi (globulari), presunte “emme”, quadrati e via discorrendo.
Per la gioia infinita dei partecipanti. Per l’entusiasmo di Luciana, la perfetta promotrice-tutto-fare, e dei due guardia parco che hanno con piacere accompagnato la combriccola con fare alla Walker Texas ranger.
Ma non solo. A condire un tappeto di stelle ecco anche il giovane Federico, fisico di concezione col pallino della volta celeste. La sua è una spiegazione minuziosa e dolce. Buona tanto per i più piccoli quanto per i grandi. Una cosa viscerale, lontana dai libri, di cuore. Da applauso.
E poi c’è anche Lorenzo, che pure lui è fisico. E che alle 23 si mette a parlare con sbalorditiva naturalezza di percezione del tempo e di buchi neri. Chiarendo ai presenti che, qualora uno di questi li risucchiasse, verrebbero spaghettati (gergo tecnico e dolorosissimo solo al pensiero).
Tra una battuta e l’altra è già mezzanotte, è già ora di rincasare. Di lasciare la Selva ai suoi abitanti abitudinari. Con la consapevolezza che a volte basterebbe fermarsi un attimo, alzare gli occhi, e la vita sarebbe un’altra storia. Straordinaria. Non serve studiare chissà quanto e chissà cosa per saperne molto, in fin dei conti. Quando durante una lezione tecnica ci si sente dire “l’orizzonte degli eventi”, bastano le sensazioni. E tutto si tramuta in pura poesia.