Conoscere per giudicare. Vedere coi propri occhi prima di aprire la bocca. Il viaggio ad Expo in occasione della diretta del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, oltre ad essere stato un ottimo pretesto per fuggire dall’isteria collettiva di questa città, è tornato utile per un altro scopo. Rendersi conto, cioè, di persona dell’operazione “Macchina a Milano”. Il voto, sia detto subito, è 10. Secco. Così come un voto 10 va all’esposizione universale nel suo complesso: una cosa magica, avveniristica, utile, organizzata. Alla faccia dei gufi, voto 2, per dirla alla Renzi. Ma visto che questo è un giornale locale, restiamo alle cose nostre. Di seguito, ecco alcune leggende metropolitane smentite.
La Macchina è messa male. Sbagliato. Fiore del cielo ha un posto degnissimo, non è “nascosta”, come ha detto qualcuno, giusto per fare del populismo da discount. E’ nel giardino di Eataly, si vede anche dal decumano – che è l’asse principale, e più visitato di Expo -, è collocata nel modo giusto, e anche la base, che senza Facchini è quella potenzialmente meno affascinante, è stata ricoperta con una grafica non invasiva, ma molto rappresentativa dei Facchini stessi, della città di Viterbo e del riconoscimento Unesco. Good job, come direbbero a Tessennano, e voto 8.
La Macchina non è al centro dell’attenzione. Sbagliato numero due. Perché ad Expo c’è il mondo (davvero: il mondo) e non possiamo pretendere – noi, sciocchi, ridicoli provinciali – di avere più spazio e visibilità di un Paese di 50 milioni di abitanti come la Colombia, per dirne uno. Dopo tutto, chi ha più spazio se l’è pagato, e caro. La Macchina a Milano è arrivata grazie all’intuizione di Vittorio Sgarbi (voto 9), alla disponibilità di Oscar Farinetti (voto 8) e al lavoro di Regione (voto 7, per una volta) e di Comune di Viterbo (voto 8, nella circostanza). E’ stato pagato – e poco – solo il viaggio, e dunque è un affare già così. Al prossimo Expo, tirando fuori una decina di milioni di euro, magari si potrebbe piazzare al centro del villaggio, al posto dell’albero della vita…
Sotto la Macchina si accampano i turisti. Sbagliato numero tre, e di brutto. Perché non c’è nessun accampamento. Il prato è libero, pulito, fresco. Ci sono anche altre opere d’arte italiane, specialmente sculture e installazioni artistiche, e la sicurezza è molto attenta ad evitare che qualcuno tocchi o si appoggi alle opere esposte. Macchina compresa.
Sotto la Macchina ci mangiano. Giusto, ma inevitabile. Perché siamo ad Eataly, non al Louvre, e ad Eataly, come dice il nome, si mangia. Intorno ci sono i ristoranti con prodotti tipici delle regioni italiane, ma per consumare i pasti ci sono dei tavoli condivisi. Tutto molto ordinato, con camerieri che sparecchiano in due secondi i tavoli e ripuliscono tutto. C’è un via vai incredibile, e questo non può che essere un vantaggio per la visibilità della Macchina. Cosa cambia rispetto alle tradizionali “penne sotto alla Macchina” che piacciono tanto ai viterbesi? Nulla. Al limite ad Eataly si paga per mangiare, ma questo è un altro discorso.
La Macchina non la conosce nessuno. Sbagliato. C’è un manifesto che spiega tutto, e Fiore del cielo è fotografatissima – da ogni angolazione, anche dal piano superiore del complesso – da tutti i turisti. Italiani, bielorussi o coreani. Per esperienza personale, abbiamo ascoltato i commenti entusiastici di chi aveva avuto modo di vedere il Trasporto dal vivo, e sembrava quasi che se ne vantassero. Altre decine di migliaia hanno avuto modo di scoprire la tradizione, e di sicuro molti di loro verranno a Viterbo nei prossimi anni. La trasmissione della diretta, poi, è stata la ciliegina sulla torta.
Insomma, meglio di così non si poteva fare. Chi vi ha raccontato che era uno spreco, una zozzeria, o una vergogna sicuramente non è stato ad Expo. E ha pure la coscienza sporca. Per avere conferma basta andarci: c’è tempo fino al 31 ottobre, e ne vale la pena. Voto 10, giusto per ribadire.