Quarantaquattro milioni di euro (e non di gatti, e non in fila per sei col resto di due). Questa è la cifra stanziata dalla Regione, per un progetto che intende svilupparsi di qui fino al 2020.
Ora, a cosa sono destinanti tanti soldi? Alla riqualificazione di quei fabbricati che si intravedono nelle campagne. Strutture abbandonate al loro triste destino, spesso fatiscenti, non più utili (per ragioni varie, ma principalmente economiche).
Ad annunciare la rivoluzione agricola sono in tre. Il presidente Nicola Zingaretti in persona, gli assessori all’Agricoltura e all’Ambiente Sonia Ricci e Michele Civita. Supportati, per logica, dall’intero staff che risiede alla Pisana.
Scendiamo nel dettaglio. “I vecchi casolari e le strutture abbandonate – parola di Riccardo Valentini, capogruppo Pd – potranno diventare agriturismi e luoghi di ristorazione e vendita dei prodotti tipici. E’ questo l’obiettivo del nuovo regolamento sulla ruralità multifunzionale”.
In sostanza, l’idea è quella di ristrutturare le casupole, al fine di farle ritornare produttive. “Lo stesso regolamento – stavolta parla la Ricci – stabilisce una grande novità, il patrimonio agricolo rimarrà tale, e verrà riqualificato attraverso il lavoro degli imprenditori presenti sul territorio, e quello di altri soggetti connessi, per fornire una molteplicità di servizi a favore del miglioramento della qualità della vita dei cittadini”.
Per accedere ai fondi basta rispettare un paio di principi base. Il 90% del territorio sul quale poggiano i ruderi deve essere destinato all’attività agricola. E i prodotti utilizzati, per almeno la metà, dovranno provenire dalla stessa azienda, o da altre che operano nel Lazio.
“I vecchi edifici delle campagne laziali, quei casali che versano in abbandono, potranno essere demoliti e ricostruiti, in modo da ospitare attività compatibili con l’agricoltura come agriturismi, punti per la vendita di prodotti tipici e degustazioni, attività didattiche – sottolinea il consigliere regionale Enrico Panunzi (Pd) -. Il Regolamento è legato alla legge sul nuovo Piano casa, che prima dell’approvazione definitiva in Consiglio è stato dibattuto all’interno della Commissione che presiedo, la Sesta. Con la legge sono state introdotte modifiche alla normativa che riguarda il Pua (Piano di utilizzazione aziendale), mentre nel Regolamento sono previsti comunque diverse limitazioni. C’è attenzione verso l’agricoltura, che non è concepita più solo come produzione, ma attività che comprende tutta una serie di altri servizi”.
Soddisfatta, a tal proposito, Confagricoltura. “Le imprese agricole – ricorda il presidente Sergio Ricotta – devono integrare le attività primarie con altre compatibili e connesse, che sono richieste dalla collettività e che presentano interessanti prospettive. Le opportunità sono tante e vanno svolte direttamente dal titolare o da partner competenti. Oltre all’agriturismo e al turismo rurale, infatti, seguiranno scenari diversificati. Laboratori, botteghe, ristoranti, enoteche e birrerie di campagna. Officine culturali e borghi dell’arte. Fattorie didattiche e centri di soggiorno studio. Agri-asili e ludoteche. Centri sportivi e centri ricreativi. Pet-therapy, centri anziani e centri disabili”.
“È questo un processo che potenzia il ruolo dell’agricoltura – conclude Valentini – che in questi anni hanno enormemente sofferto la crisi, e ne accresce l’importanza nel ciclo economico”.
Il freno al degrado e alla cementificazione selvaggia si apre a nuovi affascinanti scenari.