La fatina dai riccioli biondi è una donna (e mamma: le ricordate le foto col pancione in Parlamento e alla presentazione del governo Renzi?) dalle idee molto chiare. Alla platea e alle sollecitazioni e alle critiche risponde con pacatezza, ma nulla o poco concede alle necessità che vengono snocciolate. Il populismo non è proprio di casa alla convention fioroniana, ribattezzata con felice intuizione “Leopeppa” da Viterbopost. Il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Marianna Madia si accomoda in una sala troppo angusta e calda per contenere tutti. Si suda come e più che a Ferragosto, ma lei è imperturbabile. “E’ una svolta epocale la riforma approvata qualche mese fa”, attacca quando il moderatore del dibattito Beniamino Mechelli (Viterbonews24) la sollecita a indicarne i pregi e, magari, anche qualche difetto. “L’obiettivo è di rendere la vita più facile al cittadino e alle imprese: semplificando e sburocratizzando. Il vero problema non è avere una Stato leggero, ma uno Stato efficiente”. Esordio ok, ma poi si entra nel merito e qui cominciano i dolori. Per esempio, i lavoratori precari di Palazzo Gentili: tema sollevato dal presidente (e sindaco di Tarquinia) Mauro Mazzola. “La legge Delrio è molto chiara: le Province per come sono state intese per decenni non ci sono più. E chi ragiona come si era abituati a fare prima, sbaglia. Conservano alcune funzioni e mantengono il personale necessario a mandare avanti quei compiti. Gli altri vengono tutelati e ricollocati in altre amministrazioni pubbliche. Senza perdere un euro dal loro salario”. D’accordo, ministro, ma i precari? “Altre amministrazioni provinciali hanno trovato il modo di ricollocarli”. Magari varrebbe la pena ricordare che proprio una serie di circolari firmate dalla mano della fatina hanno impedito che il rapporto di lavoro cessato al 31 dicembre scorso potesse in qualche modo essere ripreso… E poi la stoccata alla Pisana: “Le Regioni hanno il compito di individuare quali funzioni trattenere e quali delegare: alcune lo hanno già fatto, altre no”. Il Lazio appartiene a quest’ultima categoria.
Il segretario nazionale della Cisl funzione pubblica Giovanni Faverin prova ricordare che sì la riforma era necessaria, attesa e anche sostenuta anche dai sindacati: “Noi vogliamo che lo Stato si comporti come Marchionne che ha rilanciato la Fiat coinvolgendo nel suo progetto anche l’ultimo degli operai di Pomigliano: lo ha portato a Detroit e lo ha fatto parlare davanti ad una platea di ingeneri. E, magari, bisognerebbe anche ricordare i contratti che sono fermi e bloccati danni…”. Fatina Marianna non smuove un muscolo: “Con i decreti attuativi daremo direttive chiare a tutti: abbiamo 18 mesi per farli, ma conto di arrvarci molto prima. Ma non dimentichiamo mai che tutti devono essere al servizio dei cittadini e delle imprese: meno tempo per la burocrazia, meno soldi spesi inutilmente, meno file, meno permessi inutili, meno sovrapposizione di competenze fra enti. La gran parte dei lavoratori del pubblico impiego già lo fanno, adesso non ci saranno più alibi per la minoranza che non si saprà adeguare. I contratti? Nella legge di stabilità saranno previsti interventi in questo senso”. Una promessa più che un impegno.
Luisa Ciambella, vice sindaco e e assessore al bilancio del comune di Viterbo, chiede a gran voce che si deve fare con i dirigenti che nono vogliono adeguarsi alla volontà politica. Segnale inequivocabile di un clima non proprio idilliaco tra amministratori e apparato burocratico (negli Stati Uniti, tanto per dire, vige ed è unanimemente accettato lo spoil system: cambia l’amministrazione, cambiano di conseguenza tutti i dirigenti). Il ministro Madia la prende larga: “La legge 124 scardina il vecchio sistema. E’ giusto avere una dirigenza indipendente dal potere politico, ma abbiamo creato una commissione terza per la valutazione dei dirigenti. Così riusciremo a premiare la competenza. La commissione si occuperà di fornire delle rose di dirigenti possibili per gli enti e gli amministratori potranno scegliere all’interno”. Insomma, qualcosa si farà: intanto tenetevi quelli che avete, pure se stanno lì da vent’anni, e cercate di andarci d’accordo fino a quando non vanno in vigore le nuove regole.
Il tempo stringe (c’è Delrio in attesa) e la temperatura è ormai salita a 60 gradi. Fatina Marianna non molla di un millimetro e a Mazzola che lamenta che forse se si corre troppo, si corre il rischio di perdersi più di qualcuno per strada, risponde secca: “Troppo tempo perso finora: dobbiamo correre ancora di più”. Non avrà la bacchetta magica, ma le idee chiare sicuramente sì.