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Salvini? Il problema è chi resta zitto

La presenza in città del segretario della Lega Nord fa discutere. O no

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord

Forse non tutti sanno che Matteo Salvini, Lega Nord, è un giornalista professionista. Dopo il liceo e qualche anno di università, il giovane milanese ha preso il tesserino da giornalista e dal 1999 è il direttore di Radio Padania. Teoricamente il giornalista è colui che si interroga sui fatti, li mostra, verificando le fonti e soprattutto si mantiene lontano dalle lotte di potere.

In una Italia da favola le cose starebbero così. Ma in questa Italia dove ognuno fa quello che vuole e tutti si improvvisano dottori, opinionisti, politici e scrittori, Salvini ha saputo sfruttare quel poco che aveva studiato da giornalista e lo ha riversato nella politica.

Salvini non ha idee. Non è capace di crearle. Lui si limita a conoscere i fatti e su questi inventare e fare notizia. Predilige urlare, inveire e, naturalmente, denigrare chi veramente fa e si prende anche la responsabilità delle sue azioni. Lui va contro tutti, è contro tutti e le soluzioni per risolvere i problemi italiani sono sempre le stesse. Il suo motto è essere drastici e non vedere la via di mezzo. O si butta giù tutto con una rupsa o si bombarda, altra soluzione non c’è. Ma queste sono anche le soluzioni più facili, anche i bambini le sanno attuare. Lui non è capace di uno sforzo concettuale, non riesce a pensare a un dialogo costruttivo o una mediazione delle parti. Salvini annienta, esplode, rimanda a casa tutti, accende le micce.

Questo atteggiamento spavaldo e facile da capire, attrae gli italiani. Perché diciamolo, “a noi ci piace vincere facile”. Richiama anche il mito di un padre padrone che alle nove in punto spegne la televisone, manda tutti a dormire senza sentire ragioni. Uno parla e gli altri obbediscono. Uno parla e milioni di persone lo seguono.

Salvini, furbamente, fa eco a tempi andati dove poco si comunicava e discuteva perché eravamo in dittatura. Si stava in silenzio e si seguiva il Duce solo perché altro non c’era. Il Duce, i suoi avversari, li aveva fatti fuori, poco dopo essere salito al potere. Salvini si impone a modello totalitario e vuole che la democrazia non esista. Di solito ce l’ha con le minoranze, i deboli, i bisognosi. Gli piace “vincere facile” e gli piace dare ad intendere che chi non ha nemmeno gli occhi per piangere, possa essere un pericolo per gli italiani.

Lui ci prova e molti gli vanno dietro. Il vero problema Salvini, non è Salvini, sono i poveri disgraziati che gli danno manforte e lo venerano. Hanno bisogno di questa tipologia di leader per non sentirsi dei disgraziati. Come si può pensare di compattare e amministrare un popolo inculcandogli l’odio.

La colpa della forza di Salvini è di chi se ne sta in silenzio, pur sapendo che la legge Mancino condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. Condanna chi incita alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La vera forza di Salvini è l’ignoranza e il silenzio.

Salvini viene anche a Viterbo per santa Rosa. La festa di santa Rosa è una festa di devozione e fede. Gli stessi facchini sono un simbolo di solidarietà ed unione. A Viterbo c’è solidarietà, cuore ed accoglienza. “Ma allora che viene a fare Salvini?” dice la gente. Il padano viene, perché qualcuno, vicino a lui, si vuole dare lustro usando una festa religiosa come mezzo per farsi pubblicità. Questi sono tempi bui, cari viterbesi perché per un voto in più, si è capaci di tradire tradizioni e santi.

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