È andata in scena, sabato sera, la pièce teatrale “Mercutio furioso”a cura dell’associazione “Pecora Nera”. L’Associazione, nata da pochi mesi, si prefigge di rappresentare opere teatrali, spettacoli, balletti insomma, di fare cultura nella città di Viterbo. La regia è di Ramona Giraldi, da lungo tempo sulle scene con l’Associazione “Teatro di Carta”. La Giraldi è alla prima realizzazione di un’opera sul palcoscenico. La sua creazione è molto ambiziosa, non risparmia musiche, citazioni, voci fuori campo, balli e una trasposizione contemporanea del “Romeo e Giulietta”, di William Shakespeare.
Gli attori che hanno preso parte alla tragedia sono tutti dilettanti. Ognuno ha cercato di fare quel che poteva di fronte a uno scrittore che creava con l’affabulazione mondi incantati. Il Mercuzio, interpretato da Adele Grisaro, è convincente, perché l’attrice trova un giusto bilanciamento tra il linguaggio ampolloso di secoli addietro e una sottile ironia che dona dinamicità all’interpretazione.
Abbiamo a che fare con un carattere scherzoso, giocherellone che richiama, con aneddoti e movimenti, figure tipiche della Commedia dell’Arte.
Alla base di quest’opera non c’è l’amore che attraversando ostacoli e pregiudizi dona al mondo armonia e vita, il tema principale del “Mercuzio Furioso” è l’odio, capace di rovinare in un attimo quello che di bello è stato costruito con fatica e tenerezza.
Il Mercuzio, sognatore, irriverente, spavaldo, si frappone tra Tebaldo e Romeo, cercando di salvare il suo amico da morte sicura. Il valore dell’amicizia è forte, ma,ancor più forte è il sentimento di rancore nei confronti dei Capuleti. L’ira si impossessa di Mercuzio facendolo diventare “furioso”.
Il riferimento all’Ariosto appare chiaro anche se Orlando impazzisce per l’amore perduto e non per la sete di rivalsa. Il giovane amico di Romeo, dal pessimo carattere e temperamento, trova nello scontro con Tebaldo la morte. Questo innescherà un vortice di tragici eventi, che metteranno fino all’amore tra due amanti.
La Giraldi, caparbiamente, affronta la sua prima regia sottovalutando una delle pièce più conosciute e complesse del teatro elisabettiano. Il testo e i personaggi shakespeariani, sono stati naturalmente di molto ridotti. L’adattamento del testo è stato redatto da Alice Passeri, anche lei cresciuta nell’Associazione “Teatro di carta”. È difficile lasciare lunghi monologhi ad attori dilettanti che a mala pena reggono il respiro, forse conveniva estrapolare con poche parole odierne, discorsi vecchi di seicento anni.
Questo spettacolo ha portato i viterbesi di nuovo a teatro. C’è bisogno di associazioni culturali e giovani registi che tentino di ridare a questa città un palinsesto culturale che si livelli su un intero anno e non su pochi mesi.