Sala d’Ercole, bandiera gigante dell’Europa. L’applauso implacabile che scatta spontaneo quando il presidente della consulta del Volontariato Marco Ciorba annuncia: “Siamo qui per presentare la candidatura di Viterbo a capitale europea del volontariatoooo”. Lo stesso Ciorba che torna per un attimo nei panni istituzionali di presidente del consiglio comunale e che ammonisce: “Niente applauso, prego: siamo in conferenza stampa”. I banchi occupati dalle millanta colori che compongono il caleidoscopio del volontariato viterbese. Le autorità, civili, religiose, persino militari. Il consigliere comunale Paolo Moricoli – che da Ciorba riceve oggi in eredità la delega al volontariato – che ragiona: “Questo è un punto d’arrivo, ma anche un punto di partenza”.
Viterbo cerca un posto al sole tra le centinaia di città, grandi, medie e piccole, che hanno aspirano a ricoprire il ruolo di “capitale europea del volontariato” per il 2016 e il 2017. Lo fa non con la certezza di vincere – perché la concorrenza è mostruosa – ma con tutte le buone intenzioni di chi sa che il lavoro per arrivare a questo punto sarà, in ogni caso, qualcosa che resterà, e sul quale costruire altro, in futuro.
Intanto, la città dei papi è forte dei tempi: prima, o tra le prime, in Italia ad aver presentato il dossier necessario alla candidatura. Un dossier partito da lontano: “Dal 5 dicembre scorso, non a caso giornata internazionale del volontariato – ricorda lo stesso Ciorba – Allora la consulta votò all’unanimità il progetto, un progetto condiviso da tanti soggetti: dai centri servizio di volontariato del Lazio alla Asl, dalle Forze armate alla diocesi alle scuole e all’università. Il 9 maggio, in piazza del Plebiscito, durante la cena del volontariato con una madrina che è un simbolo, Annalisa Minetti, presentammo ufficialmente la candidatura e parlammo di un sogno: il sogno di portare l’esperienza viterbese in Europa”. Intanto, Viterbo ha già fatto proseliti a livello nazionale, se è vero che Roma, Roma capoccia, ha chiesto la collaborazione della nostra consulta per preparare le schede del dossier: i cugini di provincia hanno acconsentito, per aiutare la capitale candidata in extremis ma anche per allacciare con la vicina metropoli future sinergie sempre nel campo del volontariato.
Ogni associazione ha compilato dunque un modulo, mettendo in luce i rapporti con l’amministrazione, quanto il Comune faccia per le singole realtà (dal patrocinio alla cessione gratuita di terreni e locali). Il tutto è finito in un malloppone, tradotto in inglese e poi portato a Bruxelles. Dove un’apposita commissione lo valuterà e, sempre nella giornata internazionale del volontariato del prossimo 5 dicembre, annuncerà il vincitore.
Come si diceva, le chances di vittoria sono quelle che sono. Specie considerando che le due ultime capitali europee del settore sono state Lisbona e Barcellona. Anche in Italia la concorrenza è forte, e parla toscano (Lucca). Ma non si parte già battuti, sia perché qui il cuore è il fattore decisivo – e si sa quanto ne abbiano i viterbesi – sia perché anche una mancata nomina non sarebbe una sconfitta, anzi. “Ci mettiamo in gioco, ci basta sapere che il nostro modello sia importante a livello nazionale e che funzioni – dice Ciorba – Abbiamo esempi importanti, dalla cena del volontariato e i suoi numeri enormi, al lavoro nelle scuole, dal palazzo del volontariato che sta sorgendo nell’ex tribunale di Fontana Grande alla città a colori, un’iniziativa unica, senza dimenticare che questa consulta va avanti dal 1991, oltre ogni divisione politica. Non siamo una metropoli, ma abbiamo le nostre eccellenze, anche da esportate nell’intero continente”. Un continente che, in questi tempi di accoglienza e emergenze sociali, ha bisogno di tutti i contributi, specie di quelli della periferia, anzi dalla provincia.
Parlano tutti, i clown di corsia danno un tocco di colore a questa sala così convinta. Il sindaco Michelni ci mette la chiosa, lui che all’epoca dell’istituzione della consulta era consigliere comunale democristiano, e l’appoggiò: “Già che ci si confronti con l’Europa è una vittoria. L’epoca di sfuggire ai paragoni e di sentirsi bravi da soli è finita. Al di là del verdetto ci saranno ricadute positive per la città”. Vale per il volontariato e vale in fondo per tutto, perché il volontariato è fatto da gente comune, mica da marziani.