In programma giovedì prossimo, a Bomarzo, ci sta una cosa che non ha né capo né coda. E quindi è doveroso parlarne.
Alle 17.30 (Sala convegni di palazzo Orsini), ecco la conferenza che non ti aspetti: “Fermare il Gender per salvare i nostri bambini e difendere la nostra civiltà”.
Spieghiamo perché l’iniziativa si basa sul nulla. La teoria del gender non esiste. Non se ne parla in nessun ambito accademico. È un termine storpiato, partendo dai “gender studies” anglosassoni. Che sono un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell’identità di genere. Sono il risultato di un incrocio di metodologie differenti che abbracciano diversi aspetti della vita. Per questo motivo una lettura attenta agli aspetti di genere è applicabile a pressoché qualunque branca delle scienze. E nulla ha a che vedere con due uomini o due donne, un uomo e un gatto, una scimmia e una donna, e via discorrendo.
Quindi i “gender” non vivono tra noi. Anche se poi, secondo buona parte del mondo cattolico (e delle associazioni che lo sostengono) il “gender” è una figura pericolosissima, che devierà i nostri figli e che si vuole insinuare nei loro programmi scolastici.
Seconda smentita. Le cosiddette teorie gender sono inserite nella cosiddetta “Buona scuola” appena approvata dalla cosiddetta politica? Manco per il ciuffolo. Vediamo perché.
L’idea, diffusasi su quel canale ufficiale e veritiero che è Facebook, si sviluppa in questo modo: il governo avrebbe (condizionale d’obbligo) recepito le linee guida dell’Oms per l’educazione sessuale nelle scuole. Perfetto. E cosa dice l’Organizzazione mondiale della sanità? Semplice. Spiega la necessità di fare educazione sessuale non solo al negativo, ovvero parlando dei rischi (malattie e gravidanze indesiderate), ma anche fornendo una visione “olistica” più positiva. Un approccio che metta in luce come la sessualità sia un’area determinante dello sviluppo della persona.
E cosa ci sta nella Buona scuola? La legge 107 del 2015. Che non richiama in nessun modo all’Oms. Si legge in essa: “Il piano triennale assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare”. Per approfondimenti c’è anche la legge del 15 ottobre 2013, numero 119.
Leggendo queste due cose, e non Facebook, è chiaro come in nessuno dei testi approvati o recepiti in Parlamento si fa riferimento alla volontà di insegnare a bambini una teoria che (poi) non esiste. L’intento, piuttosto, è quello di combattere le discriminazioni e la violenza.
Torniamo a Bomarzo. Il pezzo da novanta che stupirà gli uditori sarà l’avvocato Simone Pillon. Ex presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria (amen). Basta scrivere il suo nome su Google ed i primi a sostenerlo sono quelli di Provita. Che non è uno yogurt, ma un’associazione molto vicina alla Chiesa (ciellina, direbbe qualcuno): contro l’aborto, contro i gay, contro l’eutanasia e ultimamente proprio contro il (presunto) gender.
Bene. Per lavarsene le mani, infine, il Comune di Bomarzo aggiunge che sarà un’iniziativa di carattere culturale. Anche se poi chiarisce che l’alleanza famiglia-scuola rispetta visioni antropologiche, filosofiche e (guarda caso) religiose.
“La libertà di parola – chiude il comunicato – la formazione dei giovani e la ricchezza del confronto culturale, nel rispetto delle opinioni di tutti, sono un valore e una risorsa del nostro Paese, e come tali devono essere messe a disposizione della cittadinanza. Invitiamo pertanto a partecipare numerosi”.
Questo l’annuncio. Smentito ieri così dal Comune di Bomarzo: “L’Amministrazione comunale di Bomarzo in considerazione alle affermazioni del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che ha assicurato che ‘Non verrà diffusa alcuna teoria gender nelle scuole italiane’ e che la “Buona Scuola” non è pro gender, ritiene superfluo svolgere il convegno che era stato programmato per il 1 ottobre”. Meglio così.