Il day after dell’esordio di Gloria (magnifica, anzi “extraordinaire” secondo la definizione di un diplomatico senegalese che di tutto può essere accusato, ma non certo di eccesso di viterbesità) è all’insegna di un interrogativo: è lecito preoccuparsi dopo tutto quello che è accaduto durante e dopo (anche prima, veramente) il Trasporto? C’è, in sintesi, un allarme sicurezza. Domande legittime, ma prima di tentare un’analisi, è doveroso fare alcune indispensabili premesse:
1) La festa di Santa Rosa è principalmente una festa di popolo: decine di migliaia di persone si accalcano in spazi irrimediabilmente ristretti. E la folla, si sa, confonde ed esalta nello stesso tempo. Nella massa ci si nasconde più facilmente e l’entusiasmo per l’impresa può anche indurre a compiere gesti strani (eufemismo d’obbligo);
2) In circostanze del genere, qualcuno alza il gomito: è inevitabile, purtroppo. Birra e alcolici scorrono a fiumi e, alla fine, ci scappa pure che la sbronza si trasformi in violenza gratuita e ingiustificata;
3) Le forze dell’ordine sono encomiabili: fanno il loro lavoro in condizioni difficilissime (troppa gente in poco spazio) e non hanno materialmente la possibilità di controllare tutto e tutti;
4) La mamma degli stupidi è sempre incinta. E anche quella degli incapaci e degli incoscienti. Facciamocene una ragione: non ci sono contraccettivi di vecchia e/o nuovissima generazione in grado di evitare certe gravidanze.
Fatte queste preliminari considerazioni (ma ce ne sono sicuramente altre e ugualmente valide), è opportuno anche evitare di esacerbare gli animi. Da qualsiasi parte, e da qualsiasi pulpito: meno polemiche si fanno (di qualsiasi tipo) e più si sta tranquilli. E si evitano di fornire su un piatto d’argento qualche pretesto per gli stupidi di cui sopra. E questo vale, naturalmente, sia per gli amministratori, anzi soprattutto per loro che siedono nelle stanze del Palazzo comunale, sia per i Facchini e il Sodalizio. E’ lapalissiano che il Trasporto non esisterebbe se non ci fossero quel paio di centinaia di persone che si sobbarcano la fatica di caricarsi sulle spalle quasi 50 quintali di un campanile alto una quarantina di metri; ma è di uguale evidenza che la Macchina non ci sarebbe se non ci fosse il Comune che bandisce un concorso di idee e poi ne finanzia la realizzazione. Conclusione ovvia: Comune e Facchini devono collaborare. Non sono obbligati ad essere amici, ma sono obbligati semplicemente a cooperare. Punto.
La cronaca nuda e cruda è emblematica: una bottiglia cade da un balcone, magari sarà pure scivolata per caso, certo è che finisce sul marciapiedi e si frantuma in mezzo alla folla (tre feriti, in modo lieve per fortuna, compresa una bambina di 10 anni); una torcia (si chiama così, nel gergo da stadio) viene lanciata in via Garibaldi durante il Trasporto e finisce contro la Macchina (una donna ustionata al braccio); sul teatro dell’Unione (un cantiere aperto) in decine si arrampicano sul tetto per assistere all’arrivo in piazza Verdi. E dopo il Trasporto, come se non bastasse: maxi rissa in piazza del Gesù con almeno una trentina di persone coinvolte e di particolare violenza, secondo le testimonianze; un cittadino, Gianluca Grancini (che per inciso è anche un consigliere comunale) aggredito in un locale: setto nasale rotto, cinque punti di sutura all’occhio e ferite varie al volto.
Episodi sicuramente non collegati tra loro e decisamente imprevedibili, salvo l’arrampicata dell’Unione che andava impedita a priori e, comunque, non tollerabile a fatto avvenuto. E se qualcuno si fosse fatto male? C’è da porsi qualche interrogativo: senza accuse populistiche e senza critiche a buon mercato e di bassissimo profilo. Solo qualche riflessione, da parte di tutti. A partire dai cittadini e dai viterbesi: loro sono i protagonisti della festa e loro, per primi, devono difenderla.