Al Museo della Ceramica della Tuscia di Viterbo, a Palazzo Brugiotti, si conclude domenica prossima (13 settembre) l’allestimento temporaneo “Vibrazioni dell’anima” dell’artista tuscanese Gino Bernardini. Una mostra fortemente voluta dalla Fondazione Carivit e che ha permesso di capire quanto le sua opere siano vicine alla ceramica dal punto di vista concettuale. Bernardini, sia nella conversazione tenuta durante il vernissage del 20 giugno sia rivolgendosi ai visitatori che, in queste settimane, sono venuti ad ammirare le opere, parla della propria maturazione, avvenuta, come spesso capita, nel tempo – un po’ più di un ventennio – dai primi dipinti alle attuali tele: “Nei miei primi quadri dipingevo, dipingevo e basta. Con ‘Tutti insieme’, un’opera di svolta, sono riuscito a mettere l’arte, perché ho messo il cuore”. Ed è effettivamente con “Tutti insieme” che la tecnica dell’artista si affina e si cominciano a notare le influenze dei pittori che ha studiato – non solo attraverso le opere ma anche attraverso le biografie – primo tra tutti Monet, del quale ammira le “vibrazioni” di luce. Un percorso, quello delle “sue vibrazioni” fatto di colore, contatto diretto con il materiale che utilizza e che si snoda attraverso le fasi di un rito. Comune denominatore l’amore: per la famiglia, per il territorio, per l’arte. Un amore che “vibra” ad ogni sguardo dato alle opere, che siano “Guado cinto”, “Il Giardino del cuore” o, significativamente, “Love”. Per assorbire un po’ di queste vibrazioni d’amore, a Viterbo, c’è tempo fino al 13 settembre. Successivamente, seguendo gli allestimenti di Gino Bernardini, sia sul territorio nazionale che all’estero.
Per informazioni sulle visite rivolgersi direttamente a Palazzo Brugiotti