Cosa sta succedendo alla fauna selvatica? Difficile da dirsi. E ancor più sarà complesso trovare una soluzione. Si è parlato per tutta l’estate del problema legato ai cinghiali. Importati dall’est, imbastarditi coi locali, capaci di creare enormi danni agli agricoltori.
Discorso identico si può fare, stando ai fatti, per i lupi. È notizia di ieri l’altro, infatti, che a Farnese, un lupo ha aggredito un gregge di pecore, sbranando un esemplare.
Il capo apparteneva al sindaco del borgo, Massimo Biagini. Pastore (uno dei tanti), alle prese con questa brutta faccenda per l’ennesima volta. “Già – spiega – ormai sono quattro o cinque mattine che mi si presenta la stessa scena”. E uno dice: ma come di mattina? “Per la notte ormai ci siamo organizzati – prosegue – chiudiamo il bestiame in appositi recinti. All’alba però, come due giorni fa, lo liberiamo per il pascolo. Ed ecco i lupi, che nonostante ci vedano, aggrediscono le bestie. A mio cugino, nemmeno un anno fa, hanno divorato ben 38 capi”.
Ora, al di là del fatto che ogni singola unità costa sulle 200 euro, e che a morte avvenuta chiaramente la produzione si azzera, come mai questi predatori non hanno paura dell’uomo? Qui scatta la similitudine col cinghiale. “I lupi non sono più quelli di un tempo – aggiunge il primo cittadino – hanno mille colori e dimensioni diverse. Sono numerosissimi. Hanno bisogno di enormi spazi. E per cibarsi non badano alla presenza umana. Sono ibridi, incrociati con quelli cecoslovacchi, ungheresi. E rappresentano una piaga incredibile. Che si accentua qualora ci si avvicini alla Selva del Lamone, dove poi io ho l’azienda. In Pian de Lanci”.
Come si può arginare il fenomeno? “Martedì andiamo a parlarne in regione con Coldiretti – chiude Biagini – ammetto che partiamo sfiduciati. Nel tempo non sono mancati né appelli né articoli di giornale. Ma la patata è bollente. E nessuno se ne vuole prender carico”.
“Alla Pisana vogliamo analizzare nello specifico i contenuti e le disponibilità finanziarie necessarie per l’attuazione di tutte le misure previste dal piano operativo, affinché il problema dei danni causati all’attività agricola dalle diverse specie di fauna selvatica non sia trattato sempre sull’onda dell’emergenza e di gravi fatti di cronaca – chiarisce proprio Coldiretti – bensì attraverso un sistema organico di interventi, così come prevede la legge regionale”.
L’allarme però rimane. “Da tempo chiediamo la necessità di una legislazione per l’esercizio della zootecnia in maniera equa e senza danni a coltivatori e cittadini”, specifica il direttore di Coldiretti Viterbo Ermanno Mazzetti.