L’ultimo giorno della Leopeppa – o come l’ha ribattezzata qualcun altro Le Fioroniadi – è scoppiettante. Perché si comincia con la scuola, tema già di per sé delicato e infiammato dalla fresca riforma renziana. Il moderatore Giorgio Renzetti mantiene l’ordine e il dibattito è interessante e spigoloso. Poi si passa ad altro. E arriva Debora (senz’acca), Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia ma soprattutto vicesegretario del Partito democratico.
Dopo due giorni di discorsi sugli argomenti di stretta attualità, di confronti, di idee, si chiude con la politica, quella vera, che magari non interesserà le masse (ma la sala dell’hotel Salus è comunque piena, come è stata per tutta questa Mission impossibile organizzata dall’Unione comunale del Pd) ma che regala spunti interessanti. Già, perché a livello nazionale la situazione è in evoluzione, c’è da votare la riforma istituzionale, qualcuno insinua che il massimo partito di governo possa avere qualche problemino coi voti. Debora e il padrone di casa Fioroni sono convinti del contrario, e incalzati dal direttore dell’Unità Erasmo D’Angelis (accolto dagli applausi di bentornato in edicola) rispondono: “Quando si dovrà votare, la maggior parte dei senatori dirà sì. Perché per anni si è discusso sul bicameralismo perfetto che era lento e macchinoso – ha detto Fioroni – Si può obiettare che questa riforma sia la perfezione, ma di certo gli italiani alle prossime elezioni voteranno una Camera che dà la fiducia e un Senato delle autonomie, di raccordo con il territorio. Certo, vorrei che ci fosse una maggioranza ampia, perché non si può cambiare la costituzione solo coi voti del Pd e di Verdini…” E Serracchiani, con la sua deliziosa zeppola e zainetto:
“L’elettività del Senato è un falso problema, e di sicuro non complesso come l’immigrazione, o la stessa scuola. Quando l’ho spiegato a mia mamma è rimasta strabiliata, come una lepre davanti ai fari della macchina: in Senato siederanno sindaci e consiglieri regionali, già eletti con le preferenze dai loro cittadini. Di cosa parliamo? Semmai, il Pd è forte e unito, e da questa forza vengono le riforme”.
Si parla di tasse. Di sprechi da abbattere, e Debora racconta delle sue riforme sanitarie nel già virtuoso Friuli: agli ostaggi della sanità laziale sembra d’ascoltare delle cronache marziane. Fioroni invece non dimentica il suo cavallo di battaglia, la famiglia: “Che oggi si trova a far fronte a gravi oneri, in barba a quello che prevede la costituzione. Lo Stato deve avere la famiglia al centro della sua attenzione”. Senza comunque dimenticare la legge sulle unioni civili, che si farà.
L’andamento è tranquillo, se non fosse per una signora che dà in escandescenze senza motivo apparente. L’ex ministro la liquida con impeccabile stile. E poi riserva anche una battuta a Talete, assolvendo di fatto il presidente dimissionario Bonori (sempre presente in questi giorni di Mission impossible): “La gestione del servizio idrico non è mestiere dei sindaci, e si è visto coi 4 milioni di euro di debito accumulati. Facciamo gestire l’acqua a chi sa farlo”. Cioè ai privati, che arriveranno presto.
Siamo ai saluti. Con in prima fila il senatore Ugo Sposetti, uno che le riforme le voterà, salutato e riverito da tutti. Era da un po’ che il Baffo d’acciaio non si faceva vedere in giro, non è voluto mancare a questo gran finale, al contrario di altri esponenti locali del partito che hanno disertato la tre giorni democratica per oscuri motivi. Questione di stile.