Carl Gustav Jung avrebbe parlato di “sincronicità”: due eventi, non legati tra loro da alcun nesso di causa ed effetto, che sorprendono per il loro presentarsi simultaneamente e per la corrispondenza del loro contesto significativo e delle loro intenzionalità. Mi riferisco alla singolare coincidenza che nello stesso periodo dello scorso anno in cui Luca Puri, architetto del paesaggio, andava ideando il I Festival di Permacultura che si sarebbe svolto nei mesi successivi a Bolsena, io esponevo all’editore Giuseppe Annulli il progetto di un libro sul filosofo Musonio Rufo, detto l’Etrusco perché originario di Volsinii, l’antica città etrusco-romana di cui è erede l’attuale Bolsena.
L’incontro su “Coltivare la terra, coltivare l’umanità”, che – prendendo spunto dalla presentazione del libro “Musonio l’Etrusco. La filosofia come scienza di vita” – si svolgerà sabato 5 settembre nel quartiere Castello di Bolsena, all’interno della seconda edizione del Festival di Permacultura, servirà a ricostruire ed approfondire questa corrispondenza di significati.
La permacultura (in inglese permaculture derivante dalla contrazione di permanent agricolture) è un approccio ai temi dell’agricoltura, dell’abitare e del vivere (della cultura più in generale) strutturato a partire dagli anni ’70 in Australia da Bill Mollison e David Holmgren. In esso confluiscono elaborazioni culturali, esperienze spirituali e pratiche di coltivazione ispirate ad un’etica dell’uso della terra secondo principi di sostenibilità e di condivisione.
La permacultura, da semplice metodo di progettazione delle attività agricole e dei connessi insediamenti umani ai fini della preservazione e dell’incremento della fertilità dei terreni e della biodiversità, si è andata progressivamente evolvendo in una più ampia visione etica che può essere riassunta secondo questi principi di fondo enunciati da Holmgren:
«- prendersi cura della terra (gestire con sobrietà il suolo, le foreste e l’acqua)
– prendersi cura delle persone (accudire se stessi, i parenti e la comunità)
– condividere equamente (fissare dei limiti al consumo ed alla riproduzione e redistribuire
le eccedenze)».
La felice intuizione di svolgere proprio sulle sponde del lago di Bolsena il Festival di Permacultura rivela una profonda sintonia con il genius loci di questo territorio, con le sue vocazioni naturali e con le sue radici storiche e culturali di più lunga durata.
A quest’ultime appartengono senz’altro il pensiero e la pratica di vita di Musonio Rufo.
Testimonianza della vitalità della tradizione culturale etrusca in epoca romana, la filosofia di Musonio è espressione significativa di quel crogiolo di idee ed esperienze di ricerca della felicità che è l’ ellenismo della tarda antichità, in cui si rispecchierà poi la civiltà medievale e soprattutto quella umanistico-rinascimentale.
Musonio ha dato il tono di fondo all’impegno prevalente nella tradizione filosofica della Tuscia: ricerca di una scienza di vita, studio di perfezione, imitazione di Dio, àskesis, esercizio per sviluppare la conoscenza e la coltivazione di sé, finalizzata alla fioritura dell’autentica esistenza umana.
L’adesione del filosofo di Volsinii allo stoicismo è decisamente sotto il segno di Socrate: la filosofia può proporsi come arte regia in quanto, in primo luogo, è arte di governare se stessi.
La pregnante metafora di Seneca («Presto noi tutti moriremo. Intanto, mentre viviamo, facciamo in modo di coltivare la nostra umanità») diventa in Musonio una concreta indicazione di vita.
L’ideale dell’autosufficienza del saggio si traduce nella predilezione per l’agricoltura, come attività più appropriata per il filosofo. Arare, seminare, coltivare la vigna, mietere, trebbiare sono attività degne di un uomo libero perché «non aver bisogno di un altro per le proprie necessità è molto più dignitoso che l’averne bisogno».
«La terra in effetti – affermava Musonio – ricambia con i frutti più belli e più giusti coloro che si prendono cura di essa, dando molte volte tanto quel che riceve ed offrendo grande abbondanza di tutto quanto è necessario per vivere a chi ha la volontà di faticare: e tutto questo con decenza, nulla di ciò con vergogna».
Ad un analogo sentimento di appartenenza al cosmo e ad un profondo rispetto per gli altri esseri umani e per tutti i viventi, sono ispirate anche le sue riflessioni sui rapporti sociali, sulla schiavitù, sulle donne, sulla nonviolenza, sull’alimentazione, sul vestire e sull’abitare. Riflessioni che Musonio – secondo la concorde testimonianza dei contemporanei – seppe tradurre con coerenza esemplare in una efficace pratica di elevazione spirituale, diretta a coinvolgere, insieme, il corpo e l’anima.
Sobrietà, rispetto, universalità e condivisione sono le parole di riferimento di una visione etica che anticipa in modo sorprendente istanze fondamentali della moderna sensibilità ecologista, nel cui orizzonte si pone anche l’importante movimento della Permacultura, a cui Bolsena – la patria di Musonio l’Etrusco – torna ad offrire una vetrina significativa.
Luciano Dottarelli