Pizzicotti col pesto alla viterbese. I maccheroni (il fieno) alla Canapa con ragù di coniglio leprino. Zuppa di ceci e castagne. Polpette di lesso. Carote alla viterbese. Coregone del lago di Bolsena al forno e anguilla alla cacciatora. Ceci e lenticchie. Castagne. Una lunga serie di dolci (dalla sfoglia di Rosa al pane di Santa Rosa). E ancora: vini, olii, formaggi e salumi.
Dopo una cena così c’è il rischio che il Trasporto di Gloria sembri ancora più magico di quanto – sicuramente – sarà. Eppure questi sono i piatti che gli ospiti di Palazzo dei priori potranno assaggiare domani sera, in occasione della festa di Santa Rosa. E così gli ospiti del Comune, tra cui 13 ambasciatori provenienti da tutto il mondo, più i soliti vip e nip, potranno mettere alla prova dei rispettivi palati le eccellenze enogastronomiche della Tuscia.
Ma questa sarà soltanto la prima uscita de I Sapori del Rito – Il percorso di Santa Rosa, ingredienti e piatti della Tuscia. Cioè il progetto imbastito dall’amministrazione comunale di Viterbo insieme a Camera di commercio, Coldiretti e Provincia, e finanziato per la maggior parte (75mila euro) grazie al bando della Regione per Expo. Un’idea per conciliare e valorizzare i prodotti locali, la cucina tradizionale, i temi dell’esposizione universale milanese e, naturalmente, l’evento clou del panorama viterbese, vale a dire la festa di Santa Rosa. Il programma è stato presentato ieri nella sala d’Ercole di Palazzo dei priori.
“Dopo il riconoscimento Unesco alla Macchina di Santa Rosa è anche un modo originale – ha spiegato l’assessore ad Expo e ai Grandi eventi Giacomo Barelli – per mettere a confronto l’arte culinaria locale, e le caratteristiche organolettiche, con altre cucine che hanno ricevuto il patrimonio mondiale dell’umanità, tipo quella giapponese o quella del Messico (il cui ambasciatore sarà presente domani in città, ndr). Abbiamo fatto un lavoro in sinergia, con la Camera di commercio, la Provincia e la Coldiretti, che ringraziamo per l’impegno e le professionalità messe a disposizioni, e anche con le realtà imprenditoriali locali, che hanno aderito con entusiasmo e che avranno modo di sfruttare questa operazione anche nel futuro, mi auguro. E poi abbiamo pensato di presentare il tutto al buffet del ricevimento in Comune, dove ogni ristoratore e chef avrà la possibilità di presentare il suo piatto”.
Il progetto non finirà con Santa Rosa. A spiegarlo è Stefano Polacchi, giornalista viterbese del Gambero Rosso e responsabile e coordinatore di una realtà che ha visto la collaborazione di 33 aziende del territorio: “Abbiamo riscontrato un grande interesse e altrettanta disponibilità nel fare rete nel settore dell’enogastronomia – sostiene Polacchi – Non era facile organizzare il tutto, e trovare un legame tra temi apparentemente diversi come Santa Rosa, Expo, il cibo e il vino della Tuscia. Ci è stato di fondamentale aiuto il lavoro decennale di Italo Arieti, siamo partiti dalle sue ricerche per mettere a punto piatti e abbinamenti, stando attenti anche all’aspetto filologico. E cioè cercando di non utilizzare quei prodotti e quegli alimenti che all’epoca di Santa Rosa non esistevano in Europa (tipo il pomodoro, arrivato dalle Americhe, ndr) e invece privilegiando quelle pietanze all’epoca diffuse, come il pesce del lago di Bolsena. I ristoratori che hanno aderito avranno una vetrofania, un adesivo da mettere sulla vetrina delle loro attività, affinché siano riconoscibili e possano costituire un percorso enogastronomico diffuso per le strade della città. Perché Rosa è una donna, è una giovane, ma è anche un colore e un sapore”.
La Camera di commercio precisa che quest’avventura era partita sui temi della dieta mediterranea (che comunque non saranno persi di vista in futuro) e che ha virato su Santa Rosa per sfruttare la doppia onda lunga Unesco-Expo: “E tutte le ricette saranno inserite nel database, affinché non vadano persi. Speriamo che altre realtà si uniscano”. Per la Coldiretti – che il 3 settembre organizzerà tra l’altro anche la cena istituzionale in Prefettura – “ci sono aziende che hanno fatto la storia di questo territorio e della sua economia. E’ giusto che siano loro le protagoniste”. Buon appetito, evviva Santa Rosa.