15112024Headline:

Una biblioteca che è uno spettacolo

Il commissario straordinario Pelliccia tra nuove sfide e provocazioni

Il commissario straordinario della biblioteca Paolo Pelliccia nell'emeroteca

Il commissario straordinario della biblioteca Paolo Pelliccia nell’emeroteca

Vulcanicamente seduto nel suo ufficio zeppo di volumi, ritagli di giornale – dal Futurismo al sequestro Moro -, rassegne e lettere, Paolo Pelliccia fa il punto della situazione. Il commissario straordinario del Consorzio biblioteche ormai è abituato a vivere pericolosamente, costretto com’è a combattere contro tagli dei fondi & riforme, in bilico tra i limiti della sopravvivenza e i gridi d’allarme. Ci ha fatto il callo, e laddove per tutti sarebbe impossibile persino tirare a campare, lui riesce invece a programmare, fare, crescere.

Come fa, Pelliccia?

“Con l’aiuto degli altri. Dei privati, degli amici. Quell’aiuto, sia chiaro, che ci siamo meritati nel tempo, sul campo, coi risultati. Se arrivasse, se arriverà, anche un po’ di aiuto dalla Regione, e non parlo di grandi cifre, saremmo più che contenti. Il resto ce lo mettiamo noi, ce lo mettono quelle persone, quelle aziende, che ancora credono nel nostro progetto di cultura”.

Che sarebbe?

“Questo è un gioiello, ma un gioiello a rischio. Lavoriamo con le scuole, senza la pretesa di sostituirci all’istituzione ma con i nostri spazi e il nostro ruolo. Abbiamo laboratori per i disabili. Allestiamo delle rassegne, degli appuntamenti, con palinsesti sempre originali. La biblioteca oggi dev’essere così, non può fare più soltanto prestito e conservazione, anzi sfido chiunque a riuscirci”.

Perché a rischio, allora?

“Perché la riforma Delrio, quella delle Province, ci ha dato una botta micidiale. Leggo le polemiche sul metodo Franceschini, l’apertura ai privati nel settore pubblico della cultura: certe cose sono discutibili, certo, ma noi nel nostro piccolo applicavamo il sistema prima che diventasse di moda, perché del privato c’è bisogno, anche per ragioni di velocità, di semplificazione”.

La sezione delle scienze dello spettacolo, in allestimento

La sezione delle scienze dello spettacolo, in allestimento

Come, di grazia?

“Le faccio un esempio fresco fresco. Sto preparando la nuova sezione dedicata alle scienze dello spettacolo, che sarà pronta tra qualche mese. L’idea è nata grazie a Maurizio Scaparro, che ci ha donato del materiale prezioso. Nascerà qui, in uno spazio di 300 metri quadri. Abbiamo già 5mila volumi, ci metteremo supporti audiovisivi, l’emeroteca con le riviste del settore, si potranno fare laboratori, incontri, seminari. Danza, cinema, musica, arte: tutto insieme. La richiesta è venuta da tanti frequentatori della biblioteca, specialmente dai giovani. E sa quanto costa questa operazione?”

Spari.

“Zero. Alle casse pubbliche. Fondazione Carivit ci ha dato un contributo, l’associazione degli industriali idem. Poi tocca a noi darci una mossa, è ovvio, ma solo così si riescono a fare le cose. Indovini dove ho trascorso il Ferragosto”.

Al mare?

“Macché. Eravamo qui, io, due volontari e i dipendenti,  che ringrazio di cuore tutti, proprio per preparare la sezione dedicata alle scienze dello spettacolo. Perché così bisogna fare. Leggo che certi think thank, come si chiamano oggi, si sono lamentati dei giovani che se ne vanno. A parte l’effetto boomerang al quale bisognerebbe stare attenti quando si è espressione di una certa parte politica e si dicono quelle cose, io rispondo che prima della riforma Delrio qui avevo otto giovani. Se ne sono dovuti andare. Ora, a parte il privato, che può assumere, io cosa do da mangiare al laureato in Beni culturali che mi viene a portare il curriculum? E di curricula ne ho faldoni pieni. La verità è che i giovani vanno via, imparano, e non tornano. Aspetto una circolare che mi dica: guarda, puoi assumere due neolaureati. Mai vista, finora. Semmai, andiamo sempre a togliere, mai ad aggiungere”.

Un corridoio

Un corridoio

Altri progetti della biblioteca firmata Pelliccia?

“Per gli Ardenti ho in mente grandi cose, ma è prematuro parlarne. C’è il sogno di trasferirsi nella caserma che i Vigili del fuoco dovrebbero liberare a breve, io ci spero sempre e ho il mio progetto. Ha mai visto la nostra emeroteca?”

No.

“Venga con me, facciamo un giro”.

Al piano di sotto eccola. Prima era a via San Bonaventura, tra la muffa. Ora le raccolte di giornali (da Il Messaggero all’Unità, dal Popolo d’Italia mussoliniano a Il Nuovo Corriere Viterbese) sono ordinate in locali moderni, illustrati da pannelli a tema, forniti di fotocopiatrici e tavoli per le ricerche. Verrebbe da chiudersi dentro e riuscire tra una vita, sperando che il mondo, che Viterbo, siano cambiati nel frattempo.

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