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“Troppi cinghiali? Li vogliono i cacciatori…”

Umberto Cinalli, Legambiente: "Non sono più neanche autoctoni, meglio gli allevamenti"

Umberto Cinalli, Legambiente Viterbo

Umberto Cinalli, Legambiente Viterbo

L’argomento è forte e caldo. E quindi forse è giusto analizzarlo da più fronti, prima di sparare sentenze assurde. Cinghiali. Se ne parla da qualche giorno, chiaramente dopo la tragica morte del signor Raffaele Rinaudo a Cefalù. Il tristissimo episodio (l’uomo è stato aggredito da una bestia solitaria) ha aperto un dibattito enorme in tutta Italia. E anche qui, in terra di Tuscia – dove i cinghiali non mancano di sicuro – ognuno dice la sua.
Da quasi 30 anni è impegnato in Legambiente. In città lo conoscono tutti per un lungo trascorso all’interno della Sinistra-pro-Vendola. E pure il mondo dell’associazionismo lo vede sistematicamente schierato in prima linea. Il parere del 12 agosto è quello di Umberto Cinalli.

“Innanzitutto credo sia il caso di tornare coi piedi per terra – apre proprio lui – per quanto riguarda l’ordine pubblico, i cinghiali non sono un problema così enorme. Faccio due esempi pratici, due provocazioni. Nel viterbese una sola persona è morta in seguito ad un loro attacco, negli ultimi dieci anni. Al contempo, nel mondo muore più gente per la puntura delle vespe”. Per non parlare poi di quanti cacciatori ci lasciano le penne. Impallinandosi tra di loro durante le battute. “Appunto – prosegue – Con ciò, sia chiaro, non voglio discutere il soprannumero. Quello è evidente. Ma dato da cosa?”.

Già, dato da cosa? “Il cinghiale italiano non esiste più – aggiunge Cinalli – lo abbiamo sterminato, nel silenzio. Così, per giocare, si è deciso di portar qua quello dell’est. Che si riproduce il doppio del nostro, e che fa un bel casino tra danni in agricoltura e incidenti automobilistici”.

E la soluzione allora quale è? Come si rimettono le cose a posto? “La soluzione, e mi duole dirlo, è la causa – ancora Cinalli – Non si può delegare la gestione della fauna ai cacciatori. È logico che facciano solo i loro interessi. Di cinghiali ce ne saranno sempre tanti, perché loro debbono sparare. Se sono un problema, altrimenti, perché non catturarli? Nessuno di loro vuole saperne di utilizzare un sistema che non sia quello di imbracciare una doppietta”.

Mamma scrofa attraversa una strada coi propri cuccioli

Mamma scrofa attraversa una strada coi propri cuccioli

E magari dietro ci sta pure il business di chi vende armi e munizioni. “Logico. Nell’ambiente si parla anche di gente che foraggia, pastura, pur di farli avvicinare. Così facendo, la razza supera facilmente i periodi di stress estivi. Poi ci si lamenta se sono troppi o se arrivano a mangiare i raccolti… Assurdo”.
Come se ne esce? “Le associazioni ambientaliste e animaliste non sono molto in linea a riguardo – chiude Cinalli – personalmente sarei pronto a eradicare il problema alla base. Dato che non si sta parlando nemmeno di una razza autoctona. Per poi inserirla in filiera, negli allevamenti. Un’ultima considerazione, che a me ha fatto molto riflettere. Il caso di Cefalù ha destato scalpore, indignazione e tanti altri sentimenti forti. Il dubbio però è uno solo. Come sono andate realmente le cose? Il cinghiale, la storia lo insegna, non attacca mai. Se non per difendersi. Normalmente scappa”.

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