Più Stile viterbicolo di così si muore, dove “stile” è inteso nel senso più generico del termine. Siamo avanti noi e pensiamo già al “Dopo santa Rosa”. Anzi, per la verità chi è avanti è Federico Meschini. Chi è? È viterbese, ma non è uno stilista e nemmeno un fashion addicted, ma ci sto lavorando. Se siete studenti o ex studenti dell’Unitus, dove insegna Informatica Umanistica ed Editoria Digitale, potreste averlo incrociato nei corridoi; se siete amanti della notte, non potete non averlo notato fuori a qualche club, dove da anni svolge servizio di sicurezza (come dimenticare le sue perle della serata pubblicate su Facebook il giorno dopo); se siete appassionati di cultura o frequentatori abituali (e fate bene) di festival locali, a Caffeina o a Medioera, dovreste ricordarvi di lui perché ha moderato diversi incontri.
Chi non fa parte di queste tre categorie, e quindi non lo conosce di persona, potrebbe però essere un frequentatore assiduo di social network e allora avrà quasi sicuramente fatto caso alla foto che da qualche giorno gira su Facebook e che è stata condivisa da tantissime persone. Sullo sfondo un foglio di quaderno a quadretti, poi la scritta a penna con la classica calligrafia di un bambino (anche se in realtà l’ha scritta proprio lui): “Ti ci metti?”. Oltre alle due caselle “Sì” e “No” da barrare, però, ce ne è una terza, l’unica con la crocetta della fortunata (o fortunato, non si sa) che ha fatto scattare la viralità: “Dopo santa Rosa”. Ecco. “Dopo santa Rosa”, frase che, dite la verità, tutti voi viterbesi (me medesima inclusa), avete pronunciato o pensato almeno una volta nella vita.
La risposta “dopo santa Rosa” non è una novità, ma nessuno, prima del buon Meschini, l’aveva usata così. E il successo in rete non se l’aspettava nemmeno lui, che l’ha partorita di getto, dopo averla scritta in una conversazione in chat con Andrea Baffo e Massimiliano Capo, due delle menti dei festival locali di cui sopra: “Dobbiamo incontrarci presto, così ho digitato ‘Dopo santa Rosa’ e mi sono reso conto che avrei sempre voluto dirlo, ecco come è nata l’idea del post”, spiega il docente-buttafuori-moderatore. Detto fatto: pioggia di like, commenti e condivisioni, “anche da parte di gente che non conosco”, sottolinea. E così ha fatto una serie di considerazioni: “Questo successo non l’avevo previsto, ma conferma che santa Rosa è la quintessenza della viterbesità: il ‘dopo’ segna il ritorno alla vita normale, alla quotidianità. È l’omega e l’alfa, la fine e l’inizio di tutto”.
“Pensateci: è impossibile che il 3 settembre un viterbese nel mondo, per quanto sia lontano dalla città, non pensi a Viterbo e alla sua patrona. Ricordo che quando vivevo in Inghilterra, il 3 settembre del 2008 ero impegnato in un trasloco. All’improvviso ho iniziato a cantare ad alta voce la canzone dei facchini tra lo stupore dei miei coinquilini. È stato più forte di me. Come è finita? Anche loro, uno gallese e l’altro modenese, si sono messi a cantare con me. Santa Rosa, a mio avviso, è la koinè dei viterbesi, è la sincronicità di un pensiero collettivo, partorito all’unisono nel giorno del Trasporto. E tutto questo – conclude -, così come la condivisione a pioggia di una frase cretina ma con il riferimento alla nostra festa, è bellissimo”. Bravo Meschini., hai ragione: non c’è niente da fare, per santa Rosa, almeno per lei, semo tutti de ‘n sentimento…