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Soldi a San Marino, in 58 sotto la lente

La Procura di Forlì e la Finanza indagano su eventuale evasione

La Repubblica di San Marino

La Repubblica di San Marino

Cinquantotto tra persone fisiche e società viterbesi sotto la lente della Guardia di finanza. Perché? Perché hanno trasferito soldi all’estero, precisamente a San Marino, in quello che viene ritenuto un paradiso fiscale. Se lo abbiano fatto in modo lecito – e c’è da pensare che sia così, data la sacrosanta presunzione di innocenza – non rischiano nulla. Se invece abbiano commesso delle illegalità, per esempio evadendo il fisco italiano, e questo lo dovranno appurare gli investigatori delle fiamme gialle, saranno guai.

Il dato emerge da un’inchiesta pubblicata ieri da Il Tempo. Che non fa nomi e cognomi, ma fornisce cifre: nel Lazio le posizioni bancarie che verrano analizzate sono 1510, tra persone (“molti personaggi noti”, scrive il quotidiano di piazza Colonna) e società. Roma naturalmente è quella più coinvolta, con 1285 posizioni coinvolte. Poi Latina, con 90, e a sorpresa Viterbo, che pur avendo molti meno abitanti di quella di Frosinone, ha più posizioni sospette, 58 contro 55. Ultima la Sabina, con appena 22 casi. Per la Tuscia una posizione poco invidiabile, insomma, sempre che venga dimostrata il passaggio illegale delle somme a San Marino. Verrà anche valutata l’eventuale provenienza criminale dei soldi, magari legata a organizzazioni malavitose.

L’indagine è della Procura di Forlì, con i reparti speciali della Finanza coordinati dal procuratore Sottani. Gli accertamenti partono dal 2009, quando dalla Repubblica del Titano hanno cominciato ad attuare gli obblighi antiriciclaggio e le relative verifiche. In Italia si parla di 26.953 soggetti che hanno trasferito i soldi, e 31.888 sammarinesi o stranieri, per un totale di 33 miliardi di euro. La maggior parte dei quali provenienti proprio dalle regioni del Centro Italia, Emilia Romagna e Marche incluse. Ma, come si è visto, anche dalla Tuscia.

Scrive ancora Il Tempo che “molti non sanno che le Fiamme gialle sono sulle loro tracce” e si ipotizza che “l’inchiesta romagnola potrebbe anche accelerare le richieste dei clienti italiani ad aderire entro il 30 settembre alla collaborazione volontaria con il fisco per far rientrare i capitali nel Belpaese”.

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