Piazza San Lorenzo, prima versione. Vuota, silenziosa, romantica, magari al tramonto quando gli archi di Palazzo papale si tingono del rosa del tramonto. Piazza San Lorenzo, seconda versione: affollata di turisti, italiani e stranieri, in gruppo o sciolti. Meno accaldati del solito – perché Ferragosto è stato temperato – e dunque se possibile ancora più interessati a vedere la piazza, il palazzo, la cattedrale, il museo Colle del Duomo, aperto e graditissimo.
In entrambe le immagini, scattate sabato la prima e domenica la seconda, c’è un ospite sgradito, un dettaglio fuori posto. Sì, si tratta di quel palco piazzato sul lato nord della piazza, appena sotto la scalinata e i celebri archi di Palazzo dei papi, che poi sarebbero l’immagine simbolo della città – un brand, se solo si volesse utilizzare anche per fini promozionali. Il luogo simbolo anche per i turisti, dagli immancabili selfie (in molti si aggirano coi bastoni per gli autoscatti, la discutibile moda dell’estate) alle foto artistiche al monumento. Eppure, c’è quel palco lì, a meno che tornati a casa non si voglia provare a farlo sparire utilizzando Photoshop, come fanno certi fotografi con la cellulite delle modelle. No, non sarà mai la stessa cosa: c’è gente che ha macinato chilometri per vedere le bellezze della Tuscia e si ritrova un palcoscenico indesiderato ad intruppare l’obiettivo.
Le origini del palco sono note. Viterbopost aveva ricevuto segnalazioni della sua esistenza (anzi, permanenza) già alla fine della scosa settimana. Era accompagnato da file di dozzine e dozzine di serie – pure queste lasciate per giorni al sole e poi rimosse – e serviva per gli spettacoli del Tuscia Operafestival. Che però si è concluso sabato 9 agosto, almeno qui nel capoluogo. Il palco, però, non deve essere stato avvertito che lo spettacolo fosse finito e gli amici se n’erano andati. Sta ancora lì, fiero. E va bene che reperire gli operai per smontarlo e portarlo via è sempre arduo, in periodi di ferie e di grandi esodi, però ci si poteva pensare prima. Specie da un’organizzazione complessa e rodata come quella del Tof, come lo chiamano affettuosamente gli affezionati. Chissà, magari già oggi – passata la festa eccetera eccetera – sarà la volta buona. O magari bisognerà aspettare le cene in piazza dei facchini, che di solito hanno argomenti molto convincenti per ottenere ciò che vogliono.
E magari anche il Comune – repetita iuvant – avrebbe potuto insistere affinché la piazza fosse liberata per tempo. Prima di un Ferragosto da fronte del palco. E invece no, dice ancora Vasco: “Eh già, il palco è ancora qua”.