Torna alla carica Aforsat proprio nelle ore in cui il Comune di Viterbo deve varare il bilancio di previsione 2015, dal quale è sparita in larghissima misura la somma (un milione di euro circa) in passato destinata ad integrare il pagamento delle rete degli ospiti delle residenze sanitarie assistite. L’associazione che riunisce i familiari dei ricoverati, guidata dalla battagliera Maria Laura Calcagnini, non ci sta e chiede a gran voce che l’amministrazione comunale ci ripensi.
La materia è piuttosto complessa e dunque vale la pena fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Il primo problema è l’aggiornamento dell’Isee che ha notevolmente elevato il tetto entro il quale sono dovuti i contributi: un’iniziativa (contro la quale è stato presentato ricorso davanti al Consiglio di Stato: sarà discusso il prossimo 16 settembre) che permette alla Regione un taglio complessivo di 45 milioni di euro sui 60 precedentemente erogati. Il 75% insomma che si volatilizza. In quota parte al Comune di Viterbo arrivava poco più un milione e mezzo di euro che si riduce a circa 450mila dopo la sforbiciata zingarettiana.
Non solo, ma a Palazzo dei priori hanno pensato bene di peggiorare ulteriormente la situazione introducendo con una delibera dell’aprile scorso ulteriori penalizzazioni nell’Isee con l’aggiunta nei conteggi anche della casa di proprietà e di eventuali somme depositate. E così si arriva al caso di un’anziana, esclusa dalle sovvenzioni pubbliche perché titolare di un conto corrente sul quale ci sono tremila euro, messi da parte per i funerali… Anche su questa delibera (definita “svuota-rsa” dal consigliere regionale Ncd Daniele Sabatini) pende un ricorso, ma non è ancora stata stabilita la data di discussione.
La sintesi la fa Maria Laura Calcagnini: “E’ una situazione insostenibile per tante famiglie e perciò chiediamo al sindaco e alla giunta di ritirare quella delibera”. “Il vero errore – aggiunge il consigliere comunale Giulio Marini – è stato quello di non aver presentato ricorso contro le decisioni della Regione. Adesso, i termini sono scaduti e non si può più intervenire”. La conseguenza di tutto questo è che chi può, attraverso l’aiuto di figli e familiari, continua ad essere ricoverato; chi non può torna a casa oppure si trasferisce nelle case di riposo, che comunque non sono in grado di offrire gli stessi servizi delle residenze sanitarie assistite.
“Dal punto di vista statistico – spiega Agatino Licandro. responsabile di una rsa a Viterbo e un’altra a Ronciglione – l’anziano tipo dispone di un reddito di circa mille euro al mese, tra pensione e indennità di accompagnamento, dei quali 700 destinati per legge alla retta e il resto per le esigenze personali. La rimanenza, 1100 euro, veniva pagata all’80% dalla Regione e al 20% dal Comune. Oggi non è più così con problemi enormi per i degenti e per i loro familiari e con problemi anche per la gestione, perché è ovvio che riducendosi il numero degli assistiti, si restringe inesorabilmente anche il numero degli addetti”.
“L’assessore regionale Rita Visini – conclude la presidente di Aforsat – in un incontro del 23 luglio ci aveva garantito massimo impegno per risolvere il problema, dandoci appuntamento per i primi di settembre. La chiamerò martedì, il primo settembre, per incontrarci. Noi non molliamo di un millimetro e chiediamo al Comune un atto di umanità. Perché in tutta la provincia solo Viterbo ha deciso questa ulteriore e grave penalizzazione? Noi vogliamo pagare semplicemente il giusto e ci autotassiamo per portare avanti le battaglie legali”.
Balla, come detto, un milione di euro, compresi gli spiccioli. Ma in ballo c’è soprattutto la dignità e il diritto ad una vecchiaia serena di qualche centinaio di persone, le più indifese e le più deboli. Oltre che la tranquillità di familiari e congiunti di sapere i propri cari curati e assistiti bene. Situazioni che valgono molto più di qualsiasi cifra.