Anche quest’anno voglio festeggiare con voi il mio “compleanno da precario”. Siamo arrivati alla tenera età di dodici anni. Dodici anni… il tempo si è fermato nel 2003, così come il mio stipendio, con la mia anzianità di servizio non retribuita, la mia professionalità non retribuita, la mia esclusività non retribuita… Solo i capelli sono diventati bianchi.
Quest’anno però le cose sembra stiano cambiando: da più parti mi giungono proclami di importanti passi in avanti nella lunga “odissea” della stabilizzazione del precariato nella Regione Lazio. In effetti recentemente è stato firmato un protocollo che dà avvio, entro il 2015 e nell’arco di tre anni, alla stabilizzazione dei precari nella sanità. Speriamo quanto meno che questo protocollo abbia miglior fortuna di quello firmato nel 2009 e rimasto sulla carta….
Permettetemi quindi di gioire solamente quando toccherò con mano che qualcosa si sta muovendo, quando vedrò concorsi con la giusta riserva dei posti per tutti i lavoratori che da anni lavorano in sanità, indetti, espletati e culminanti con assunzioni a tempo indeterminato.
Intanto mi guardo intorno e vedo centinaia di colleghi che da molti anni lavorano come “liberi professionisti” ma che liberi proprio non sono… Medici che lavorano con tutte le caratteristiche del dipendente, soggetti a turnazioni, senza alcuna “libertà”, anzi con molte penalizzazioni, che ancora vengono inquadrati come collaboratori, quando da anni fanno parte integrante di quella forza lavoro che tiene in piedi, nonostante tutte le dure “cure dimagranti”, il sistema sanitario della Regione Lazio. Mi auguro che il presidente Zingaretti pensi anche a loro e che a dicembre, i loro perlomeno discutibili contratti libero professionali vengano trasformati in quello che realmente già sono da tempo: contratti di dipendenza a tempo determinato.
Ultima notizia di alcuni giorni fa: la Regione dà il via libera all’assunzione a tempo indeterminato di due medici nell’emergenza. Anche questa volta grandi proclami: è il segno del cambiamento? Quale cambiamento? Due assunzioni su centinaia di precari in attesa di stabilizzazione da anni. Questo è il segno del cambiamento? Queste sono “toppe”. Si “toppe”…
O decidiamo di iniziare una vera revisione del nostro sistema sanitario o queste “toppe” non basteranno più per garantire il giusto diritto alla salute dei cittadini. Una sanità che si regge sul precariato nelle sue molteplici forme, è una sanità precaria. Noi vogliamo una sanità migliore, non vogliamo delle “toppe”. Il cambiamento noi lo vogliamo, ma che sia reale e duraturo.
Stefano Innocenzi
Medico precario e responsabile territoriale medici Fp Cgil Civitavecchia Roma Nord Viterbo