Il Comune spende 600mila euro l’anno per i cani. Sì, seicentomila. Una cifra astronomica, si direbbe. Che però, analizzandola a dovere, non è manco poi troppa. Il problema infatti non è prettamente economico, bensì numerico. Poiché di bestioline da sfamare il sindaco Leo Michelini ne ha più di settecento. Che moltiplicate per due pasti al dì e per 365 giorni l’anno fanno, come dire, parecchio.
Sull’argomento ultimamente, nelle infinite discussioni intorno al bilancio comunale di previsione, si è espresso il buon Maurizio Tofani capogruppo di Oltre le mura. Mostrando notevoli perplessità sulla cifra (quella economica). E scatenando il nervoso (eufemismo) di chi sta lì tutti i santi giorni, e gratuitamente, a sfamare Fido, Toby, Argo, e via dicendo. “Seicentomila euro sono tante per chi come me ha una pensione di 480 euro mensili – apre così Elvia Viglino, presidente di Amici animali e tuttofare volontaria del canile di Bagnaia – Ci domandiamo però come sia possibile più che altro essere arrivati a dover gestire 700 cani. Vengo dalla Romagna. Dove una città come Viterbo ne ha al massimo 140”.
E qui parte la velata (manco troppo) provocazione. La Viglino infatti, sempre rivolgendosi al capogruppo di Oltre le mura, fa un salto indietro nel passato. “Potrebbe dipendere anche dall’inefficienza, dall’incapacità, dal menefreghismo di alcune Amministrazioni del periodo delle ‘vacche grasse’ -spiega – quando lei era assessore… Quando si poteva arginare il randagismo facendo campagne di sterilizzazioni gratuite, di microchippature e controlli a tappeto”.
Mazzata servita. E si passa al contrattacco. “Ormai rimangono poche soluzioni – chiude la Viglino – una, che lei adotti o faccia adottare dai suoi amici un centinaio di cani. Oppure non dar loro più da mangiare e risolvere così il problema alla radice”.
Considerando che Tofani è uno dei sempreverdi a Palazzo dei priori, magari è bene sentire anche una vecchia campana, e ci si passi il termine. Giulio Marini, ex sindaco, ora in opposizione. Colui il quale ha acquistato un pezzo di terreno, per risparmiare un poco, dell’attuale canile comunale.
“Devo ammettere che noi avevamo lo stesso problema – chiarisce – e Gabbianelli prima di me, uguale. La questione dei cani è, come dire, un cane che si morde la coda. Si spende tanto per gestirli, e non si hanno risorse per la prevenzione. Tofani lo dovrebbe sapere bene”.
Insomma, non se ne esce e non se ne uscirà mai. “Magari – chiude – invece di lamentarsi, sarebbe il caso di andare a batter cassa in Regione. Di fare campagne di chippature. Di promuovere le sterilizzazioni. Piuttosto, nel 2013 firmai un bando che prevedeva un contributo da elargire alle adozioni. Per favorirle. Ti portavi a casa un cane e il Comune ti dava tipo 300 euro. Che erano meno delle 1000 che ci vogliono annualmente. È sparito nel nulla. Qualcuno sa che fine ha fatto?”.
Ci vorrebbe un buon naso, per ritrovarlo. Magari quello di un canetto da tartufo.