Nell’antica Grecia era visto come simbolo di morte. Ultimamente, invece, è stato inserito nella lista delle cento specie più invasive e dannose del mondo.
Dopo la Prima guerra mondiale la sua presenza in Italia era ridotta praticamente all’osso. Poi però si è pensato, senza considerare le conseguenze, di importarlo, di allevarlo. Coccolarlo. Renderlo più forte. Lanciarlo. Ed eccoci qua, giunti ai giorni nostri. Nei quali, ormai, il personaggio cinghiale è divenuto una presenza costante, copiosa e dannosa. Magari anche strumentalizzata.
Nelle ultime ore se ne è parlato molto, e male, e in modo confusionale. Per quanto successo in Sicilia, chiaramente. E più precisamente a Cefalù. Sulla scomparsa del signor Raffaele Rinaudo e sul ferimento della moglie, ovviamente, c’è poco da scherzare ma soltanto da raccogliersi nel silenzio del ricordo e del lutto per una tragedia del genere.
Per il resto, inutile negare lo stato di tensione che si è creato attorno all’omicidio compiuto dal suino selvatico. Da un lato i cacciatori, che vorrebbero giustizia. Dall’altro gli ambientalisti, la cui posizione è arcinota. Ma loro, i cinghiali, cosa ne penseranno di tutta questa baraonda? Proviamo a chiederlo direttamente ad un esemplare avvicinato dalle parti di Farnese, alta Tuscia, dove queste bestie proliferano.
Salve, signor Verro.
“Oink oink“.
Cominciamo bene.
“Tra di noi ci si saluta così”.
Tra di noi chi?
“I cinghiali autoctoni dell’Alta Tuscia”.
Autoctoni è?
“Certo. Io sono un puro”.
È per questo che hanno mandato lei per l’intervista?
“Già. Sono un cinghiale della selva del Lamone. E prima di me lo era mio padre”.
Si, e prima ancora suo nonno…
“Esatto. E si nota bene”.
Da cosa? Scusi.
“Non lo vede come son ben longilineo?”
A prima vista non si direbbe.
“Faccio appena 90 kg. Un figurino, rispetto ai miei parenti balcanici, o quegli incroci che vanno di moda oggi. Incroci da maiali, ci tengo e precisare”.
Tralasciamo i dettagli di eugenetica. Li legge i giornali?
“No. Ma mi è giunto un grugnito dalla Sicilia”.
Allora ha saputo.
“Sì, che disgrazia. E che disgraziato”.
Chi?
“Il mio collega. Non si attacca così, è sleale”.
Così come?
“Ce le siamo sempre date coi cacciatori”.
In realtà dopo la polvere da sparo…
“Infatti, lì il gusto è finito. E ci siamo ritirati”.
Mica tanto. Vi si trova ovunque.
“Ognuno ha le sue esigenze, il suo spazio vitale”.
Ma non potreste un po’ contenervi?
“Abbiamo parecchio tempo a disposizione e pochi canali tv visibili. Ci si accoppia spesso, ecco”.
E poi vi vien fame.
“E ci mangiamo i vostri raccolti”.
Le sembra normale?
“E a lei sembra giusto averci lanciato ovunque? Senza programmazione e senza lungimiranza?”.
In effetti. Ma da questa faccenda, come se ne esce?
“Da fonti interne so per certo che quest’anno le doppiette, i cacciatori, avranno a disposizione due o tre settimane in più”.
E può essere questa una soluzione?
“Ma scherziamo? Prenda in esame la mia cricca”.
Presa.
“Ogni inverno viene dimezzata. Pochi mesi dopo siamo di nuovo in soprannumero. Perché le nostre femmine, anzi donne come le chiamate voi, partoriscono due volte l’anno”.
E quindi?
“Ah, non lo chieda a me. Io già devo pensare a sopravvivere. E poi ho 46 figli a cui badare”.
Ma di fare come i vostri cugini maiali, non se ne parla?
“Cosa? Essere allevati in gabbia per poi finire a porchetta?”.
In un certo senso…
“No grazie. Ci pare già troppo essere protagonisti di tante sagre. E basta vedere i manifesti per rendersi conto di quante ce ne siano solo nella vostra, nella nostra, Tuscia. Piuttosto, preferiamo lottare”.
Qui però i danni son grandi.
“Me ne rendo conto. Vi distruggiamo spesso le auto, le piantagioni, i sentieri e via dicendo”.
E ora addirittura minacciate il nostro quotidiano, la vita delle persone.
“La mela marcia sta ovunque, se lo ricordi. Tra di noi come tra di voi. Mi sbaglio? Gli Schettino o i Parolisi mica me li sono inventati, li ho letti sui giornali”.
E’ ben informato. Ma il dibattito resta aperto.
“Anche noi ne parleremo a lungo”.
Nel Lamone?
“Sì. Questo mondo non va. E si fa fatica a capire chi è il vero maiale della situazione”.