Se è vero che in questa provincia si vuole puntare tutto sul turismo, forse allora è il caso di cominciare a scavare un bel fossato circolare. Meglio: un calanco. Al fine di creare il proprio paese all’interno del paese. Poiché, stando ai numeri, l’unica realtà che ha moltiplicato per due i visitatori di ferragosto, rispetto al 2014 chiaramente, è Civita di Bagnoregio.
Ora. Ok che la città che muore vive un’altra partita (battutona). Ok che rappresenta una situazione unica al mondo. Ok questo e ok quello. Resta il fatto però che tra venerdì, sabato e domenica, hanno attraversato quel ponte diecimila visitatori paganti. “Ai quali si devono aggiungere i due-tremila non paganti – specifica il sindaco di casa, Francesco Bigiotti – lo scorso anno eravamo sui cinquemila che avevano aperto il portafogli”. Il dato è impressionante. Ed è magari pure divertente pensare al fatto che se uno su tre ha mangiato, son partiti circa cinque-seimila panini. Idem si può affermare poi per le papabili firme, apposte sulla petizione, al fine di consegnare il delicato borgo nelle mani dell’Unesco. Che, dinnanzi a cotanta affluenza, non potrà certo tenere duro ancora molto.
Ma andiamo avanti. E torniamo sul pianeta terra. Viterbo, anzi Bagnaia. Tra 14, 15 e 16 si sono staccati 1370 ticket, a Villa Lante. Con l’effetto Sorrentino in crescita. The Young Pope, la serie Tv a puntate che il regista premio Oscar sta girando all’interno del giardino comincia a portare qualche curioso. Ahimè signora, tira più la pellicola che la storia. È un triste dato di fatto.
Cento persone meno si son affacciate invece dal cugino cimino, ossia a Palazzo Farnese, Caprarola. “Tempo buono – dicono dalla regìa – e buona anche l’affluenza”. Ne prendiamo atto.
E torniamo nel capoluogo, più precisamente al centro storico. Quelli di Archeoares si son visti arrivare 500 visitatori, giù al museo Colle del duomo. Che non sono un’infinità ma sicuramente più di quelli finiti nell’altro museo, il Civico comunale di piazza Crispi, dove non si ha il numero esatto ma vengono fornite delle altre divertenti indiscrezioni: “Molti di quelli del personale sono in ferie o in malattia – giurerebbe l’uccellino – la struttura ha funzionato grazie ai volontari. E son passati più italiani che stranieri”.
Il tour finisce con Tarquinia. Dalle tombe etrusche Monterozzi nessuno risponde al telefono (e si parla di ieri), in quanto il lunedì il sito è chiuso (come le parrucchiere) e poco importa che sia Ferragosto. Fortuna però ci mette una pezza la signora gentile del museo nazionale. Sopraggiunta alla cornetta come addetta unica ai numeri, tipo quella del Lotto alle otto. “Mille persone alle tombe – spiega – qualcosa in meno noi. Ma se si fa biglietto giù è cumulativo, e quindi più o meno saremo lì”. Grazie e buon lavoro.