Si sono andati a studiare il bilancio comunale che verrà (si finirà a settembre, con l’inizio della discussione in consiglio comunale fissata per il 20 agosto ma forse destinata a slittare causa assenze vacanziere). “E non ci è piaciuto, non ci può piacere, questo bilancio. Perché non ci sono tagli, né ottimizzazione delle risorse, non c’è programmazione, progettualità sulle opere pubbliche, non si vede l’intervento dell’amministrazione. Sono solo tasse”, premette Gianluca De Domincis. Intorno al consigliere comunale, i militanti del Movimento Cinque Stelle di Viterbo ascoltano e annuiscono.
Insieme, in un gruppo di lavoro che ormai agisce coralmente da oltre tre anni, hanno elencato le critiche, evidenziato le assurdità e poi elaborato le proposte, quattro, e gli emendamenti, duemila. Che presenteranno all’attuale maggioranza a Palazzo dei priori e che si dicono pronti a discutere con senso di responsabilità (“Ma solo in aula, niente trattative sottobanco, niente mercanteggiare”). Il vento nazionale del cambiamento pentastellato – con la svolta di maturità annunciata direttamente dal Gran mogol Beppe Grillo – sembra essere arrivata anche qui, nella provincia profonda e, stando alle urne, poco grillina.
“Le nostre proposte – dice De Domincis – scaturiscono da un’analisi certosina del bilancio. Siamo andati a vedere tutto, anche gli spicci. Dalle somme ricavate qua e là, dai risparmi che noi crediamo si possano ottenere su certe spese assurde attualmente sostenute dal Comune, abbiamo ricavato la copertura per quattro iniziative serie e realizzabili concretamente, secondo noi, sin da subito”.
Ma prima, il consigliere regala qualche chicca su quelli che ritiene gli sprechi dell’amministrazione Michelini: “I 546mila euro l’anno per l’acqua delle fontane ci sembrano davvero esagerati. Con un sistema di riciclo, o anche chiudendo i rubinetti la notte, si salverebbero già molti soldi. 138mila euro per il software di trasmissione dati, 120mila euro di spese postali, 30mila di abbonamenti a riviste e fascicoli, 150mila euro per mantenere le commissioni comunali, che sono troppe e che lavorano male… Non diciamo che il Comune non spenda effettivamente quei soldi, ma forse, anzi sicuramente, può trovare un modo per spenderne meno”.
Comunque, dal labor limae del gruppo Cinque Stelle nascono le proposte. Alcune già note, altre ritagliate sulle esperienze in corso nelle amministrazioni guidate dai grillini in tutta Italia, altre ancora farina viterbese doc, il tutto impastato con un pizzico di demagogia,ma non troppo piaciona.
C’è il baratto amministrativo, che costerebbe 9mila euro alle casse comunali e che consentirebbe a coloro che non possono pagare materialmente le tasse di sostituirle con dei lavori socialmente utili. “Così tutti, in un modo o nell’altro, pagherebbero le tasse e si restituirebbe dignità a quei cittadini considerati morosi”.
C”è l’assegno civico, la versione locale del reddito di cittadinanza. 360 euro al mese per 60 ore lavorative con un massimo di 4 mesi per le persone bisognose. Costo: 155mila euro per coprire 200 famiglie. Sempre meglio che niente. “L’anno scorso l’esperimento dei voucher fu sospeso subito, se l’amministrazione vuole prendere in considerazione seriamente questa proposta…”
C’è il mercato solidale, già approvato all’unanimità dal consiglio comunale e poi asceso all’iperuranio delle idee. Convenzione tra Comune e grande distribuzione per recuperare quei generi alimentari e articoli vari che altrimenti andrebbero al macero e redistribuirli tra le famiglie bisognose. Costo previsto: 55mila euro, pure questi già individuati. “Diamo seguito a quelle promesse. Noi, nel nostro piccolo, già distribuiamo pacchi alle case famiglia. La consulta del volontariato ha aderito con entusiasmo, manca solo il Comune per ampliare l’operazione”.
C’è, infine, il microcredito, vale a dire la possibilità di mediare tra banche e artigiani, giovani o piccole imprese per dei prestiti ridotti e le relative garanzia. Copertura individuata: 50 mila euro. “Tenete conto che spesso anche una somma ridotta può marcare la differenza tra chiusura o sopravvivenza di un’azienda”.
Questo il quadro. Domanda maliziosa: se il Comune dovesse accettare le vostre proposte, voterete il bilancio? De Dominicis, sincero: “Non possiamo votare una cosa che non condividiamo affatto. Sono stati tagliati i servizi, si alzano le tasse per coprire le tasse non riscosse in passato, si pensa ancora a costruire e cementificare, il rimborso dell’Imu agricola è stato usato per abbassare impercettibilmente l’Irpef invece di restituirlo a chi quella tassa ingiusta l’ha pagata. Senza contare gli sprechi per consulenze e gratifiche. E tante altre cose. Vogliamo discutere di bilancio e non sul bilancio, in aula, e personalmente sono pronto a fare Natale, con panettone e spumante”. E tanti auguri.