Addio, Carivit. Lo storico, vecchio marchio della Cassa di risparmio della Provincia di Viterbo entro qualche mese sparirà dalle filiali e dalle agenzie della Tuscia intera. Si sta, infatti, portando a compimento l’operazione di “fusione per incorporazione” (questo il termine tecnico) dell’istituto di credito viterbese con Banca Intesa, che peraltro già da tempo controlla come socio di maggioranza alcune banche del territorio laziale (oltre Carivit, anche Cariri nel Reatino e Cariciv a Civitavecchia). Per carità, la notizia si conosceva da tempo, da quando cioè il consiglio di amministrazione di uno dei più importanti gruppi bancari italiani e internazionali aveva ufficializzato il progetto di inglobare direttamente nella propria struttura tecnica ed organizzativa alcune banche locali. Complessivamente della quindicina di marchi attualmente presenti in italia, ne rimarranno 6 e fra questi non ci sono quelli degli istituti laziali.
“E’ solo un’operazione per ottimizzare i costi – si affrettano a sottolineare da Banca Intesa – che non riguarderà i correntisti, i dipendenti e i cittadini viterbesi. Semplicemente non ci saranno più le insegne della Carivit che saranno sostituite da quelle di un marchio nazionale, e non solo, di assoluto prestigio. E non cambierà nulla anche per quello che riguarda i servizi che, se è possibile, saranno ulteriormente migliorati. Continueremo insomma ad essere una banca vicina alle esigenze del territorio, delle imprese e delle famiglie”. Nessuno si sbilancia sui tempi: circola tra gli addetti ai lavori la data del primo novembre come limite per chiudere tutte le operazioni. Senza scendere troppo nei dettagli, si può ipotizzare fine anno come termine massimo per concludere l’incorporazione di Carivit in Banca Intesa.
“Questa operazione – interviene Antonio Del Rosso, responsabile della Cgil per il settore bancario – non comporterà alcun tipo di problema per i dipendenti. Saranno confermati i diritti acquisiti, le anzianità, i livelli retributivi. Va ricordato inoltre che già da anni, per effetto dell’ingresso nel capitale sociale di Banca Intesa, c’era una consolidata consuetudine ad operare con gli standard operativi di Intesa Sanpaolo. E’ un processo che va visto con favore poiché servirà ad un contenimento dei costi e all’ottimizzazione dei servizi a disposizione dei clienti”. “Ci rendiamo conto – aggiungono i responsabili di Banca Intesa – che si spegne un importante pezzo di storia di questa terra, ma va sottolineato con vigore che la presenza nella Tuscia rimarrà inalterata. Si tratta semplicemente di una strategia di semplificazione societaria delle banche appartenenti alla Divisione Banca dei Territori, attuata attraverso una riduzione graduale e significativa del numero delle entità giuridiche del Gruppo con l’obiettivo primario di una maggiore creazione di valore per tutti gli azionisti del Gruppo Intesa Sanpaolo. L’operazione sarà realizzata con grande attenzione alla continuità di relazione con la clientela e permetterà il conseguimento di sinergie di costo in linea con gli obiettivi del Piano d’Impresa 2014-2017”.
Dal punto di vista finanziario, la fusione “prevede l’emissione di 0,5689 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo del valore nominale unitario di 0,52 euro per ogni azione ordinaria di Carivit detenuta dagli azionisti diversi dalla Società incorporante e l’emissione di 0,4849 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo del valore nominale unitario di 0,52 euro per ogni azione di risparmio di Carivit detenuta dagli azionisti diversi dalla Società incorporante”. Inoltre, sarà riconosciuto “agli azionisti di minoranza della Banca il diritto di vendita, in tutto o in parte, nei confronti della Società incorporante, delle azioni detenute, al prezzo unitario di 1,76 euro per ogni azione ordinaria Carivit posseduta e di 1,50 euro per ogni azione di risparmio Carivit posseduta”.
Aspetti tecnici che interessano abbastanza poco: resta il fatto che, nel giro di qualche settimana, la Carivit non esisterà più. E questo, al di là delle comprensibili e condivisibili rassicurazioni fornite, non può che suscitare un pizzico di rimpianto in tutti i viterbesi. C’est la vie…