Per quanto si provi a fare qualcosa di unico e sensazionale, è incredibile, qui a Viterbo rispetto agli altri si arriva sempre con ritardo. Così, dopo le hamburgerie in serie e le raccapricciante barbe hipster, ecco che spunta pure il gargoyle. O gargolla, per dirla all’italiana. Ma comunque sempre di quella parte terminale dello scarico di canali di gronda, sovente ornata con figure animalesche, si sta parlando.
In Europa se ne hanno tracce a partire dal X-XI secolo. Nello Stivale, in Francia, un po’ in tutto il Vecchio continente, e successivamente anche nelle lontane americhe (trecento anni dopo). A New York certe figure da sottotetto sono diventate addirittura un simbolo. Ed i fanatici della pellicola Ghostbusters sanno bene a quali ci si riferisce.
All’ombra della Palanzana invece, come annunciato in apertura, arrivano ora. Ma con quel pizzico in più di inventiva che non fa pesare il ritardo. Già, i nostri infatti, anzi la nostra garguglia (almeno l’abbiamo chiamata con tutti i nomi possibili) si differenzia dalle colleghe poiché si presenta in carne, pardon pelo, ed ossa. Il mondo le espone in pietra. Noi, viva. E scusate se è poco.
Si trova in via Signorelli, all’incrocio, zona San Faustino. E la seconda caratteristiche che la rende unica è che abbaia. Se non bastasse, inoltre, porge la zampa, scodinzola, lecca ed è docile. Insomma, a Viterbo risiede la cagnetta volante. Che dall’alto vigila sul semaforo sottostante (rima). E che controlla coloro i quali vorrebbero tirar su contromano.
“C’era una cagna sul tetto”, canterebbe passando da queste parti Gino Paoli. E questa non ha una macchia, bensì è completamente nera. Ma pure: “Signora, le sistemo la cagna fumaria”, non sarebbe male affatto, come battuta da spazzacamino.
E poi, cos’altro aggiungere? Il “Cave canem” a Pompei ha dato i suoi frutti, non si può negare. Ok, quello era un mosaico, e quindi stava a terra, piazzato sul pavimento d’ingresso della casa del “poeta tragico”. Tutta un altra location, indiscutibilmente.
Ma pure via Signorelli ha il suo perché, infondo. Ed il Comune, che punta forte sul turismo, dovrebbe cominciare a valorizzare le bellezze architettoniche della città. Ergo (e non Argo): almeno mettetele una ciotola di acqua fresca.