E’ la nostra montagna incantata, anche se forse scomodare Thomas Mann è leggerissimamente esagerato. E’ il nostro monte sacro, perché s’innalza su Viterbo, la protegge da sud, la scherma – insieme agli altri Cimini – dai ponentini romani, così tentatori, così incantatori. E poco importa se la nostra Palanzana non è alta come l’Olimpo, né inquietante come il Resegone manzoniano o mistico come il Walhalla, e neanche esotico come quell’Uluru adorato dagli aborigeni australiani. A ciascuno la sua mitologia, quella che si merita, quella che si è costruita.
Stamane su quella montagna – che poi sarebbe più giusto chiamare collina – saliranno in molti, per rendere onore alla storia del luogo, al simbolismo più vero. Saliranno per sostituire la vecchia croce di ferro che da cinquant’anni è piantata sulla vetta della montagna con una croce più nuova, che dovrà durare per altro mezzo secolo, o forse di più.
E visto che c’è sempre una storia nella storia, vale la pena raccontare che la nuova croce è stata realizzata dalla stessa persona che fece quella di cinquant’anni fa. E’ Remo Anselmi, ora novantenne, che in un giorno del 1964 rischiò di andarsi a schiantare sulla montagna dopo aver perso il controllo del suo aereo. Riuscì a riprendere quota e a tornare a terra sano e salvo, ma non si dimenticò mai dello scampato pericolo, e per questo pose una croce in ferro al posto di quella in legno, che c’era da tempo immemorabile. Le intemperie e il normale trascorrere del tempo, però, hanno finito per arrugginirla, e richiederne una sostituzione. Oggi perciò non sarà soltanto un gesto formale e pratico, ma anche il rinnovare un patto, d’amore per la propria terra e, nel caso di Anselmi, di ringraziamento.
Tutto è reso possibile grazie al Cai, il Club alpino italiano che a Viterbo ha una sezione attivissima e guidata dal presidente Alessandro Selbmann. Saranno loro, gli alpinisti di casa nostra (ma in realtà amanti della montagna, della natura, e delle camminate) a salire in quota con un’escursione che partirà dal meleto, ad ovest della Palanzana. Raggiunta la terrazza naturale, di pietra vulcanica, dove è piantata la croce, monteranno quella nuova, che poi verrà benedetta dal parroco del Paradiso, don Egidio Bongiorni.
Un momento suggestivo, che renderà onore alla montagna dei viterbesi, piccola ma bella, meta nel corso degli anni di tante passeggiate domenicali, delle prime gite in motorino, dei primi baci da adolescenti, delle prime sigarette fumate di nascosto, della scoperta di una natura così vicina e così bella, a due passi dalla città. Sopra, la città.