Niente commissione d’inchiesta sui rifiuti. La maggioranza boccia in consiglio comunale l’ordine della minoranza (tutta, eccetto il Movimento Cinque Stelle) e si dimostra coerente con quanto sostenuto nelle ultime settimane, da quando cioè è venuta allo scoperto l’inchiesta della Procura sulla raccolta della mondezza. Peccato che stavolta lo stesso sindaco Michelini aveva fatto capire di essere disponibile ad accettare la stessa commissione. E invece no, i consiglieri che lo sostengono hanno deciso il contrario, con le astensioni di Insogna e Moltoni, che proseguono nel loro atteggiamento da guastatori dentro la maggioranza. Per Pd e Oltre le mura, della commissione non c’è bisogno, per non interferire con l’attività degli inquirenti, che è ancora in corso (Tofani) e perché una commissione in grado di accertare i fatti già c’è, la terza (Fabbrini).
Così il consiglio comunale straordinario sul tema si risolve nel solito muro contro muro. Da un lato la minoranza che utilizza la faccenda per colpire l’amministrazione Michelini, dall’altro chi comanda che rivendica le perplessità su quell’appalto, del resto ereditato dalla precedente giunta. In apertura, Michelini ha ricordato per la centoventesima volta in due settimane le misure attuate: il mandato ad un avvocato per tutelare il Comune “parte lesa”, in ogni sede; la nomina di un esperto in appalti; l’invio di tutti i contratti in essere all’autorità anti corruzione; il controllo di tutti gli appalti in essere; la pubblicazione degli avvisi; la nomina di un consulente per il bilancio e quella di un consigliere alla legalità, esterno all’amministrazione.
Da quest’altra parte, è Giulio Marini a ricostruire la vicenda, dalla prima delibera del 2010 (“Votata all’unanimità dal consiglio, da 26 consiglieri. Che non saranno tutti imbecilli, e quindi la colpa non può essere solo mia”) fino ai giorni nostri. In appendice, il rappresentante di Forza Italia ha anche letto la memoria difensiva depositata dal dirigente comunale Dello Vicario (finito ai domiciliari per l’inchiesta e ora liberato). Sembra una puntata di Un giorno in pretura, ma senza Francona Leosini. Il tutto “per far capire che voi negli ultimi due anni non stavate pettinando le bambole, ma stavate governando la città. Se avevate dei dubbi sul servizio dell’igiene pubblica bastava raccogliere le carte e chiudere il rapporto. Non potete andare in giro adesso a dire che la colpa è tutta di chi c’era prima, specie perché questa vicenda non è ancora finita. E da allora, dalla firma del contratto, c’è stata tutta una serie di passaggi, di persone coinvolte, che fa cadere questa vostra tesi”.
La replica del sindaco è pacata ma approfondita: “Qui non facciamo il tribunale: non penalizziamo gli indagati, ma abbiamo ragione di credere di essere parte lesa. L’appalto teneva in considerazione la qualità del servizio, che valeva 70 punti su 100 mentre l’aspetto economico contava appena 30, con un risparmio irrisorio per le casse comunali. E visto che ci siamo accorti, grazie alle segnalazioni della maggioranza e dell’opposizione, della stampa e dei cittadini, che era proprio la qualità a lasciare a desiderare, qualcosa di strano c’era. I problemi erano tanti: dalle isole di prossimità all’aumento delle utenze, allo smaltimento. Per queste inadempienze ci siamo opposti all’allargamento del contratto: finché non venivano risolte le criticità non c’era ragione per estendere l’accordo, anche perché c’erano dei contenziosi in corso. E un conto è rinegoziare un contratto, un altro rescinderlo: saremmo potuti incappare in ricorsi, e sanzioni pesanti. Il direttore d’appalto? Non è un compito d’indirizzo politico, ma basta una determina dirigenziale. Per quanto mi riguarda avrei voluto addirittura un trio di saggi esterni”.
Cionononostante Michelini aveva aperto all’istituzione di una commissione comunale d’inchiesta, seppure con qualche modifica alla proposta dell’opposizione. Ma la sua maggioranza ha detto no. Cose che capitano, in democrazia.