Doppio appuntamento nella Tuscia per il ministro dei beni culturali Dario Franceschini: prima a Tarquinia per l’inaugurazione della sala dei Cavalli Alati nel Museo archeologico nazionale, poi Viterbo per un excursus sulla situazione della cultura in Italia con interessanti riferimenti al “caso Viterbo”. Intanto, una costatazione: Sala Regia scarsamente popolata e temperatura più che africana (ne fa le spese la consigliera Maria Rita De Alexandris, colta da malore quando il ministro sta ormai andando via: niente di grave, si riprende in fretta, curata da Peppe Fioroni che, nella circostanza, torna a fare il medico). Quali sono le novità? Sulla candidatura a capitale italiana della cultura, Viterbo non ha saputo centrare il bersaglio. “Non ne so molto più di voi – chiosa Franceschini – e comunque gli atti sono pubblici. Penso che siano stati premiati l’unitarietà del progetto, il coinvolgimento di tutti gli attori locali, la compatibilità economica”. Traduzione: la commissione viterbese (che pure ha lavorato con competenza e capacità) non ha saputo in tutto o in parte intercettare queste esigenze. Ma non è tutto da buttare, anzi. “Il lavoro fatto resta – sottolinea il ministro -. Anzi questa è stata un’occasione importante anche per chi non ha vinto. L’anno prossimo riprende l’iter per le candidatura del 2018”. Insomma, chi vuole può riprovarci. Magari tenendo conto dell’esperienza per presentarsi con le carte in regola.
Secondo punto: il turismo. “L’Etruria, e dunque anche Viterbo, è geograficamente in una posizione invidiabile, vicino al porto di Civitavecchia, all’autostrada, agli aeroporti romani. Mi aspetto un’autentica esplosione”. Il ministro non sa che in questo campo si è fatto finora poco e niente e quello che è stato realizzato è da ascriversi soltanto all’iniziativa privata. Manca una veduta d’assieme, una cornice entro la quale operare. Perché Civita di Bagnoregio inanella record su record e il resto della provincia arranca affidandosi ad iniziative estemporanee? Urgono lezioni di marketing territoriale. Qualcosa si muove, ma si è ancora lontani da quei flussi costanti e consistenti che potrebbero permettere davvero di svoltare in tutti i sensi. Un esempio viene dall’iniziativa dei musei aperti a tutti ogni prima domenica del mese (oggi è la volta buona). Per Franceschini è “un’operazione pedagogica ed economica, visto che sono aumentati i visitatori che non pagano e quelli che acquistano il biglietto”. Il sogno? “L’Italia è un museo diffuso fatto da oltre 4mila struttura, delle quali solo il 10% è statale. Sfruttiamo bene questo giacimento e ne avremo benefici importanti”. Infine, la promessa (o minaccia?): “Il 3 settembre sarò qui per santa Rosa”.
In precedenza, la tappa tarquiniese con il sindaco e presidente della Provincia Mauro Mazzola per inaugurare la sala dei Cavalli Alati, il cui allestimento del nuovo spazio e del complesso spostamento dell’opera sono stati realizzati dalla Fondazione Etruria Mater, con il contributo di Enel spa. A proposito, Franceschini ricorda in Sala regia che c’è una legge che consente ai privati di intervenire per salvare un’opera d’arte, ottenendo notevoli sgravi fiscali: “All’appello mancano le grandi imprese italiane – rimprovera -. E non si tratta di sponsorizzazioni, semplicemente di donazioni per dare una mano a conservare un enorme patrimonio”.
“Voglio esprimere la mia gratitudine a tutti i presenti e rivolgere un particolare riconoscimento alla Soprintendenza, alla Fondazione Etruria Mater e a Enel – sillaba Mazzola – Inauguriamo la sala dei Cavalli Alati: l’altorilievo, emblema della città, ritorna in mostra laddove fu accolto dopo il ritrovamento, in uno spazio espositivo che ne officerà incanto e unicità. Il museo vanta un’eccezionale collezione di reperti e anno dopo anno il numero dei visitatori è in costante crescita. Ho profonda stima del ministro Franceschini, perché ha voluto mettere la cultura al centro di tutto, riconoscendone il valore per il nostro Paese, quale fonte di crescita economica e di turismo. Inoltre lo ringrazio per la telefonata intercorsa in cui mi comunicava il ritrovamento del dio Mitra e dell’impegno di riportare l’opera a Tarquinia, dove è stata ritrovata. Il suo rientro merita di essere celebrato con magnificenza e questo implica la necessità di creare un decoroso allestimento della sala che andrà a custodire un bene così prezioso”.
“Il Comune – conclude – collabora attivamente per preservare il patrimonio e per renderlo fruibile. Ma da solo non può farcela, perché gli ulteriori tagli introdotti dalla legge di stabilità rendono arduo far quadrare i conti, e le esigue risorse ci sottopongono a continue difficoltà e dinieghi. E è quindi importante il sostegno del Ministero per predisporre la sala che accoglierà il dio Mitra. Infine, ampliando lo sguardo, come sindaco e presidente della Provincia di Viterbo. è altrettanto importante il sostegno del Governo per chi è quotidianamente in prima linea a battersi per non tagliare i servizi fondamentali ai cittadini e per riuscire a chiudere i bilanci”.